Repressione in Bangladesh: la Ue revoca il monitoraggio del voto
Asia L'affondo di Bruxelles e Washington contro la prima ministra Sheikh Hasina. Dagli Stati uniti «Restrizioni sul visto a chi inficia processo elettorale democratico»
Asia L'affondo di Bruxelles e Washington contro la prima ministra Sheikh Hasina. Dagli Stati uniti «Restrizioni sul visto a chi inficia processo elettorale democratico»
A pochi mesi dalle elezioni politiche del gennaio 2024, e a poco più di una settimana dalla condanna a due anni per gli attivisti dell’associazione Odhikar, colpevoli di aver danneggiato l’immagine del Paese per un’inchiesta su omicidi extragiudiziali del 2013, a Dacca, la capitale del Bangladesh, arriva un duplice affondo proveniente da Bruxelles e da Washington. Non è nominale, ma colpisce duramente Sheikh Hasina, la prima ministra e leader indiscussa della lega Awami, reduce dalle foto amichevoli scattate con Narendra Modi, Joe Biden e con Rishi Sunak nel corso del G-20 a New Delhi e dall’elogio che a New York, poche ore fa, nel corso della 78esima Assemblea generale dell’Onu, ha ricevuto per l’accoglienza riservata ai Rohingya scacciati dal Myanmar.
IN PATRIA Sheikh Hasina però troverà ad attenderla due comunicati ufficiali che riguardano le elezioni che il principale partito di opposizione, il Bangladesh Nationalist Party, minaccia di boicottare, a meno che non siano gestite da un’amministrazione a interim, neutrale. La prima è una lettera di Charles Whiteley, ambasciatore Ue in Bangladesh: «L’Alto rappresentante Josep Borrell ha deciso di non dispiegare una vera e propria missione europea di monitoraggio elettorale», come previsto e accaduto alle ultime elezioni nazionali del 2018, quando furono inviati circa 150 osservatori. Una decisione «che riflette il fatto che allo stato attuale non è sufficientemente chiaro se ci saranno le condizioni necessarie». Un passaggio equivoco, che rimanda comunque alla crescente preoccupazione con cui Bruxelles guarda alla repressione interna e al controllo su media, magistratura, istituzionali da parte della Lega Awami. Per il segretario della commissione elettorale bangladese, Jahangir Alam, Bruxelles si tira fuori soltanto per mancanza di fondi. Mentre per il ministro degli Esteri, Shahariar Alam, «l’arrivo o meno della delegazione non condizionerà i preparativi per le elezioni». Ma a Dacca gli imprenditori cominciano a temere che l’Ue, primo partner commerciale per il Bangladesh, possa rivedere gli accordi che consentono un accesso privilegiato in Europa dei prodotti locali. Come minacciato in una risoluzione del Parlamento europeo del 14 settembre, subito dopo la condanna di Adilur Rahman Khan e Nasiruddin Elan, direttore e segretario di Odhikar.
L’ALTRA MISSIVA proviene invece da Matthew Miller, portavoce del dipartimento di Stato Usa. Il quale annuncia che il governo darà seguito a una misura già annunciata nel maggio scorso e che va letta in continuità con le sanzioni del dicembre 2021 contro alcuni ufficiali della famigerata forza paramilitare: «Restrizioni sul visto a quei cittadini bangladesi responsabili, o complici, nell’inficiare il processo elettorale democratico». Non ci sono nomi, ma la categoria è lunga: membri delle forze di sicurezza, del partito al governo, dell’opposizione politica, della magistratura. La misura minaccia di colpire gli stessi famigliari di Sheikh Hasina. Che incassa un duro colpo, ma non molla. Sa che potrà continuare a barcamenarsi approfittando degli scontri geopolitici nell’area.
Non a caso, tra gli attivisti bangladesi per i diritti umani qualcuno nota il ritardo con cui Washington ha reagito all’arresto pretestuoso dei membri di Odhikar. Qualcun altro teme che, per compiacere il primo ministro indiano Narendra Modi, sostenitore silenzioso della Lega Awami, e per non compromettere del tutto il rapporto con Hasina, che flirta anche con Pechino concedendogli commesse e porti cruciali come quello di Mongla, Washington sia disposta a chiudere un occhio. Per ora, non si tira indietro: l’impegno è «nel sostenere l’obiettivo del Bangladesh di avere elezioni nazionali libere e trasparenti».
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