Renzi: «La cultura è la risposta italiana al terrorismo»
Governo Il premier all’Ue: «Non solo sicurezza, l’Europa deve tornare ad essere se stessa». «Ad ogni telecamera installata, un video maker. Per noi un patto di umanità vale più del patto di stabilità»
Governo Il premier all’Ue: «Non solo sicurezza, l’Europa deve tornare ad essere se stessa». «Ad ogni telecamera installata, un video maker. Per noi un patto di umanità vale più del patto di stabilità»
Tornare ai principi fondanti dell’Unione europea: «democrazia e cultura». Né «reazione» né «solo securitarismo»: «Abbiamo il dovere di restare umani». È questa la proposta dell’Italia all’Europa per sconfiggere il fondamentalismo islamico di cui si nutre il terrorismo di Daesh illustrata ieri da Matteo Renzi nella sala degli Orazi e dei Curiazi dei Musei capitolini, luogo simbolico per eccellenza della nascita della Comunità europea perché lì, il 25 marzo 1957, venne firmato da sei Paesi il primo Trattato di Roma.
Una proposta, per fermarsi alle belle parole, che sarebbe pure tutta da condividere: «Per ogni euro in più investito in sicurezza ci deve essere un euro in più investito in cultura – è l’idea del premier italiano – Per ogni telecamera nuova installata un videomaker o un regista teatrale, per ogni mezzo blindato in più alle forze dell’ordine un campo da calcetto. Oggi l’Europa deve ricordarsi perché è nata, tornare ad essere se stessa – esorta Renzi – C’è bisogno di un nuovo umanesimo, nel continente. Perciò vogliamo ricordare con forza che c’è un patto di umanità che vale di più del patto di stabilità, valori umani che sono molto più importanti di quelli economici».
Premesso che l’Italia «non cambia posizione» rispetto alla coalizione internazionale in cui «si riconosce» e che deve essere «più ampia possibile», né rispetto al «ruolo degli Usa, cruciale per sconfiggere il fondamentalismo», Renzi però, in linea con la tradizionale posizione democristiana e socialista, ricorda la «centralità strategica» non solo per noi ma «per l’intero pianeta del Mediterraneo, dei Balcani e del Medio oriente». E avverte: «Senza nessuna strategia per il “dopo”, qualsiasi “adesso” diventa meno forte e meno credibile».
Ma non è di come estirpare il “tumore”, che parla il presidente del consiglio, quanto piuttosto di come evitare che le “metastasi” si diffondano nel corpo del vecchio continente. Perché così «rischiamo che l’Europa diventi una vittima collaterale degli attacchi di Parigi». «Siamo spaventati dalle immagini di guerra, è giusto», ma, dice, avrebbero dovuto spaventarci anche quegli «imam che insegnano ad odiare la musica», come ben denuncia il candidato agli Oscar «Timbuktu», film del mauritano Sissako ambientato nel Mali della Sharia imposta da un gruppo di jihadisti che mettono al bando musica e calcio.
Ecco perciò che, annuncia Renzi, il governo proporrà alla Camera un emendamento alla legge di stabilità «per spostare al 2017 la diminuzione dell’Ires». In questo modo, secondo il premier, si troveranno due miliardi di euro, metà da investire sulla sicurezza e l’altra metà «sulla nostra identità culturale».
«La proposta del governo al parlamento per la sicurezza sarà impiegare il miliardo di euro su quattro linee guida»: 150 milioni per la cyber security, «nel rispetto privacy»; il bonus da 80 euro esteso al personale delle forze dell’ordine, «a partire da chi sta sulla strada»; 500 milioni «per le esigenze strategiche, non quelle organizzative, della difesa italiana». E poi ancora, 50 milioni per rinnovare la strumentazione dei corpi di polizia, a patto però che vengano riorganizzati: «Entro l’anno dovranno essere ridotti da cinque – troppi – a quattro», afferma il premier preannunciando per l’ennesima volta che «la forestale entrerà nei carabinieri». «Abbiamo troppi impiegati negli uffici che invece devono tornare a svolgere servizio in strada – aggiunge – troppe caserme inutilizzate che devono essere restituite rapidamente» ai cittadini.
Quattro linee guida anche per decidere come investire il miliardo di euro destinato a «cultura e identità»: 500 milioni per le città metropolitane e «per un intervento sulle periferie», con progetti da presentare entro il 2015 e fondi che devono essere spesi entro il 2016; 50 milioni per le borse di studio, estese però a tutti i «meritevoli», senza «questioni di reddito»; «150 milioni per donare a tutti i cittadini che lo vorranno la possibilità di dedicare il 2 per mille a un’associazione culturale specifica: il singolo teatro o la scuola di musica di periferia, in modo che ciò che è possibile per i partiti sarà possibile anche per i centri di cultura». E infine, verrà estesa a coloro che compiendo 18 anni entrano «nella comunità dei maggiorenni» «una misura già prevista per i professori: una carta da 500 euro annui da spendere in consumi culturali».
Tutto questo per combattere chi sta «cercando di equiparare gli immigrati ai terroristi», chi «vuole farci credere che il nemico venga solo da fuori, nascondendo che è cresciuto nelle nostre periferie e che non basta chiudere le frontiere». «A costo di perdere voti voglio dirlo», conclude Renzi: la stragrande maggioranza dei profughi e degli immigrati «fugge dalla guerra, dai tagliatori di teste, dalla violenza e dalla fame, da quelli che sono i nostri stessi nemici». Mentre io «voglio che mia figlia possa crescere come una donna libera e senza paura. Per me l’Europa è questo».
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