Renzi e Grasso, sfida a teatro. Così vicini, così lontani
4 marzo Il segretario dem e Liberi e Uguali aprono la campagna elettorale sulle rive dell’Arno. Tutto esaurito per lo scontro a distanza
4 marzo Il segretario dem e Liberi e Uguali aprono la campagna elettorale sulle rive dell’Arno. Tutto esaurito per lo scontro a distanza
«Duello a sinistra», titolano le locandine dei quotidiani e le carrellate dei telegiornali locali. Matteo Renzi al teatro Aurora di Scandicci, Pietro Grasso al teatro Puccini a Firenze. Un chilometro o poco più in linea d’aria, per una campagna elettorale che sulle rive dell’Arno parte in grande stile, con entrambe le location che segnano il tutto esaurito.
I contendenti non deludono. A partire dal sindaco Nardella, chiamato a scaldare la platea dell’Aurora, che quasi urla: «La sinistra è qui: la sinistra è nei valori delle leggi di civiltà, etica, convivenza che sono state portate in fondo in questi anni. Come ha detto Michele Serra, abbiamo fatto più noi di quanto D’Alema sarebbe mai riuscito solo a dire».
LA RISPOSTA DEL PUCCINI non si fa attendere: «Basta dire che si perde perché la sinistra è spaccata – ammonisce Pietro Grasso – il Pd ha perso anche quando siamo stati uniti, perde e continuerà a perdere perché non è più di sinistra. L’unica formazione di sinistra ormai siamo noi». Boato dalla platea, che raddoppia di intensità quando il presidente del Senato aggiunge: «Il jobs act non ha funzionato, e va abolito». Oddio, sul punto Bersani va dicendo altro, assicurando «correzioni». Ma qui Bersani non c’è.
I comitati elettorali fiorentini di Pd e Leu hanno fatto le cose per bene, la chiamata a raccolta dei simpatizzanti ha funzionato alla perfezione. Certo, sia al Puccini che all’Aurora l’età media è piuttosto alta. Ma si sa, la passione politica non ha età, e se i giovani il sabato mattina si svegliano più tardi, i sempreverdi iniziano ad affollare i teatri ben prima dell’orario ufficiale di inizio (le 11) delle kermesse.
Al Puccini, con il titolo «La sinistra che serve», insieme a Grasso ci sono sul palco Roberto Speranza, Enrico Rossi, Nicola Fratoianni e Sandra Gesualdi. Fra i primi ad arrivare Rossi, che non si nega a microfoni e taccuini: «Qui in Toscana c’è una tradizione di sinistra di governo. Certo, anche noi abbiamo fatto degli errori, ma in buona fede. C’è invece chi li ha fatti in cattiva fede».
Anche il presidente toscano, finito sotto il fuoco delle polemiche interne per una dichiarazione non proprio da campagna elettorale («E’ possibile allargare la cerchia di regioni in cui Leu si allea con il Pd, cosa che attualmente c’è in Toscana, nel Lazio e in Emilia, se sul piano nazionale le attuali politiche economiche e sociali dei dem cambiano»), assicura «correzioni sul jobs act per tornare allo Statuto dei lavoratori». C’è invece l’ala sinistra, con Nicola Fratoianni di Sì, che sul punto non appare ondivago: «C’è un modo molto semplice per dire che il braccialetto elettronico per i lavoratori non deve esistere – avverte dal palco – a Renzi, Calenda e Gentiloni dico: venite con noi ad abolire in aula il jobs act, così saremo sicuri che quel braccialetto non ci sarà mai».
QUASI FOSSE AVVERTITO di quanto sta succedendo poco lontano, dopo gli interventi di Nardella e di Simona Bonafè, che all’Aurora gioca in casa, ecco Renzi sul palco. Agitando inizialmente un ramoscello d’ulivo: «Contro chi vive con competizione e odio la campagna elettorale, noi dobbiamo viverla con leggerezza». Poi però il vecchio, caro Bomba torna in scena: «Se pensate che essere di sinistra è gridarlo ma poi votate nei collegi per far vincere Salvini, io dico che voi non siete di sinistra, voi aiutate il centrodestra». Chiaro il riferimento a Leu, senza citarlo mai.
In un botta-e-risposta che fa tanto vecchie primarie del Pd, tocca a Pietro Grasso la replica: «Stiamo ricostruendo la sinistra che possa portare avanti quello che si è disperso da parte del Pd». Quando poi, attorniato dai cronisti, gli viene chiesto se possono esserci collaborazioni future con il Pd, il presidente del Senato la prende un po’ larga ma poi ricorda: «Il loro programma è fatto di bonus, piccole regalìe, insomma mercifica. Noi vogliamo invece interventi strutturali, per un lavoro ’pulito’, e a favore dell’ambiente, della cultura, del turismo».
ANCORA BOTTA E RISPOSTA: c’è Speranza che denuncia: «Il Pd è diventato un partito moderato, centrista: non si capisce più il confine fra il Pd e Forza Italia, e lo si vede anche dalle candidature». La replica di Renzi: «Mai come ora il centrodestra è stato in mano alle camicie verdi: io dico che se votate Berlusconi, state consegnando il governo agli estremisti».
Infine, specialmente all’Aurora, il focus si sposta sugli altri competitor: «C’è già una grande coalizione pronta – chiude Renzi – è quella tra la Lega e i Cinque Stelle: hanno le stesse idee su tutto, come sui vaccini». E ancora: «Ci sono quelli che urlano, gridano e dicono di governare bene, ma poi hanno i maiali in città, nella capitale, che cercano rifiuti». Leggerezza?
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