Raoni a Lula: «Parliamo di terre indigene prima che sia tardi»
Brasile L’appello al presidente, che però va alle nozze di un «nemico dell’agenda ambientalista»
Brasile L’appello al presidente, che però va alle nozze di un «nemico dell’agenda ambientalista»
Non si può dire no a Raoni Metuktire, il simbolo più amato della lotta dei popoli indigeni in difesa dei propri diritti. È per questo che circa 800 rappresentanti di 54 popoli indigeni provenienti da tutti i biomi brasiliani – Amazzonia, Cerrado, Caatinga, Pantanal, Mata Atlântica e Pampa – sono accorsi dal 24 al 28 luglio nell’aldea Piaraçu, nell’Alto Xingu in Mato Grosso, rispondendo per la seconda volta al suo appello, o chamado do Raoni, dopo il primo incontro del gennaio del 2020.
ALLORA I POPOLI INDIGENI affrontavano uno delle loro prove più difficili: il progetto «genocida, etnocida ed ecocida» del governo Bolsonaro, a cui opponevano un’Alleanza dei popoli della foresta sul modello di quella lanciata quasi 40 anni prima dal leader dei seringueiros Chico Mendes.
Oggi, sotto un governo ben più amichevole, quello che vogliono sono finalmente risposte concrete: sulla demarcazione delle aree indigene, sull’espulsione degli invasori, sulla famigerata tesi del marco temporal, secondo cui andrebbe riconosciuto il diritto alla terra solo a quei popoli in grado di dimostrare la loro presenza nell’area rivendicata alla data di promulgazione della Costituzione, il 5 ottobre del 1988.
Nel manifesto divulgato al termine dell’incontro, i leader indigeni su tale tesi sono tornati più volte, concordando con il ministro della Corte suprema Alexandre de Moraes sull’incostituzionalità del marco temporal, ma prendendo le distanze dalla sua proposta di un indennizzo agli invasori: «Non riteniamo giusto risarcire persone e imprese responsabili dell’assassinio dei nostri leader e del massacro dei nostri popoli. Siamo noi che dovremmo essere indennizzati per gli anni di violenze sofferte e per la devastazione delle nostre terre».
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La foresta è neraLE RISPOSTE, TUTTAVIA, TARDANO ad arrivare, rendendo sempre più palpabile l’irritazione dei popoli originari: «Gli spiriti della terra sono furiosi. Quanti manifesti, quante lettere e proteste ci vorranno perché assumiate la difesa del pianeta e delle future generazioni? Non stiamo parlando solo della vita dei nostri popoli; stiamo anche parlando delle vostre vite e di quelle dei vostri figli. Non ve ne importa niente?».
Ma al malessere dei leader convocati da Raoni ha contribuito anche l’inatteso forfait di Lula, dovuto – ha spiegato il suo staff, ribadendo comunque l’impegno del presidente a favore dei popoli originari – a ragioni di salute: più precisamente, al dolore all’anca, per il quale si era sottoposto nei giorni precedenti a due infiltrazioni.
Tuttavia, il giorno di chiusura dell’incontro, venerdì scorso, Lula è andato insieme alla moglie Janja al matrimonio di Randolfe Rodrigues, proprio colui che, ha commentato la scrittrice e documentarista Eliane Brum, «ha tradito l’agenda ambientale sostenendo lo sfruttamento del petrolio nella foce del fiume Amazonas e attaccando Marina Silva». E di certo sembra un riferimento esplicito a Lula il paragrafo finale del manifesto: «Il cacique Raoni aveva accolto il vostro invito. E voi quando accoglierete il nostro?».
L’INVITO era stato quello a salire insieme a Lula la rampa del Planalto nel giorno del suo insediamento presidenziale, accettato da Raoni dopo due ricoveri per un’infezione intestinale e per il Covid. E il 91enne leader Kayapó (ma la sua età non è certa) aveva ricambiato invitando il presidente a partecipare al «Grande incontro dei guardiani della Madre Terra» e poi inviandogli un nuovo messaggio dall’aldea Piaraçu.
«Lula, mio caro amico, qui stiamo tutti aspettando il tuo arrivo. Vieni subito!», inizia il messaggio, in cui Raoni ribadisce la sua fiducia nel presidente. «Mi hai detto che avremmo parlato delle terre che non sono state demarcate, non l’ho dimenticato. Prima di diventare troppo vecchi, dobbiamo conversare riguardo alle terre indigene affinché i nostri popoli vivano in pace. Per questo devi venire». Peccato che Lula abbia avuto altre priorità.
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