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Ramadan e Covid, ma in Libia cade nel vuoto l’appello alla tregua

Ramadan e Covid, ma in Libia cade nel vuoto l’appello alla treguaUomini del Gna di Tripoli – LaPresse

Libia Non si ferma la guerra tra Tripoli e Bengasi, con la prima rafforzata dai doni militari turchi e la seconda che arranca e fa appello "a tutti i libici contro i mercenari"

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 28 aprile 2020

Neanche il mese sacro musulmano del Ramadan arresterà la furia delle violenze in Libia. L’appello congiunto di sabato dell’Ue e dei ministri degli Esteri di Francia, Germania e Italia per una «tregua umanitaria» per affrontare il Covid-19 (finora 60 i casi, due le vittime) è caduto nel vuoto: il Governo di Accordo nazionale (Gna) di Tripoli riconosciuto internazionalmente e l’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) del generale Haftar continuano a scontrarsi nell’ovest del Paese.

Le loro ultime dichiarazioni non lasciano presagire nulla di buono: se a metà aprile al-Sarraj, il premier del Gna, ha escluso qualunque negoziato con Haftar, quest’ultimo ha risposto la scorsa settimana annunciando di rovesciare il «cosiddetto accordo politico» di Skhirat del 2015 che aveva portato proprio alla formazione dell’esecutivo di al-Sarraj a Tripoli.

«Il governo è corrotto e ha violato la sovranità del Paese alleandosi con milizie terroristiche», ha tuonato il generale cirenaico che ha invitato «tutti i libici» a respingere «l’aggressione» di al-Sarraj e dei suoi alleati turchi.

Di «dialogo politico fallito» ha parlato anche Aguila Saleh, il presidente del parlamento di Bengasi di cui l’Enl è il braccio armato. A differenza del bellicismo di Haftar, Saleh ha proposto per la Libia una road map in otto punti.

Pur differenti nei toni le due dichiarazioni hanno la stessa finalità: far fronte comune contro i recenti successi del Gna sul campo di battaglia. Nelle ultime settimane Tripoli ha riguadagnato circa 3mila km quadrati a ovest del Paese.

Al-Sarraj, contro cui Haftar ha lanciato un’offensiva militare ad aprile 2019, è ringalluzzito per le ultime vittorie: il merito è dei doni arrivati dall’alleato turco (radar, sistemi di difesa anti-aerea efficaci) che hanno ridotto il gap con l’Enl.Dopo aver conquistato otto municipalità costiere a ovest di Tripoli fino al confine con la Tunisia, ora il Gna minaccia l’Enl nella base aerea di al-Waitya e soprattutto a Tarhuna, punto di snodo cruciale per l’offensiva sulla capitale.

È nel dominio dei cieli libici che passa il futuro del Paese: chi avrà là meglio dominerà sul terreno. Il sostegno turco al Gna – con quello dei mercenari portati dalla Siria in Libia, stimati da Bengasi in 17mila – ha compensato un divario che prima era a tutto vantaggio di Haftar.

Ma l’inerzia del conflitto pare ora essersi rovesciata: ieri Tripoli ha annunciato l’abbattimento di un drone nemico nell’area di Washakah, a est di Misurata, dove è stata annunciata la massima allerta. L’Enl ha risposto bombardando la città di Gasr Garabulli, a est di Tripoli: le vittime, una madre e sua figlia, sono state centrate da un colpo di mortaio. Tre i feriti. Secondo il Gna, altri due civili libici sono stati uccisi due giorni fa dalle forze di Haftar nel quartiere Ain Zara, Tripoli.

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