Almeno quattro giovani tra i 17 e i 24 anni sono stati uccisi durante un’incursione delle forze israeliane nel campo profughi di Al-Far’a, vicino alla città di Tubas, in Cisgiordania. È il risultato di un raid dell’esercito israeliano avvenuto la notte scorsa nel quale la Mezzaluna rossa sostiene di aver fornito assistenza medica ad almeno 6 persone in fin di vita. Tre palestinesi sarebbero inoltre stati arrestati.

L’8 DICEMBRE il campo di Al-Far’a era stato teatro di un’altra operazione militare molto violenta da parte delle forze armate israeliane giustificata, secondo il ministero della Difesa di Tel Aviv, da una «reazione violenta» dei palestinesi. Tuttavia, venerdì scorso la ong israeliana B’Tselem ha pubblicato un video di quell’operazione che mostra l’esecuzione di due palestinesi da parte di soldati israeliani da una distanza molto ravvicinata. Secondo l’ufficio stampa dell’esercito israeliano, nel corso dell’operazione di ieri qualcuno avrebbe aperto il fuoco e lanciato cariche esplosive contro le forze israeliane, «che hanno risposto al fuoco», sostengono da Tel Aviv. Il ministero della Difesa israeliano ha aggiunto che la scorsa notte sono state effettuate operazioni anche nel villaggio di Al-Aqaba, dove si sono verificati altri scontri a fuoco, ma non si ha notizia di morti. Nel campo profughi di Nur Shams, invece, domenica sono stati uccisi altri 5 palestinesi, 4 dei quali in attacchi di droni, secondo il ministero della Sanità palestinese.

È di ieri, inoltre, la denuncia di fonti europee della distruzione di una scuola palestinese a Zanuta (sud di Hebron) finanziata dall’Ue. L’istituto scolastico è stato distrutto tra il 29 novembre e il 4 dicembre e diversi gruppi per i diritti dei palestinesi denunciano l’incapacità della polizia israeliana di visitare il sito e raccogliere prove sugli autori delle distruzioni, che non sono militari e restano ancora ignoti.

«L’UE È PROFONDAMENTE preoccupata per l’aumento della violenza contro i palestinesi in Cisgiordania da parte dei coloni estremisti, ed esorta Israele ad agire per prevenire questa violenza e garantire l’assunzione delle responsabilità», ha dichiarato Peter Stano, portavoce per gli Affari esteri dell’Ue.
Per chi viene arrestato durante le operazioni di guerra a Gaza, invece, la sorte non è affatto migliore. Secondo Haaretz, «centinaia di palestinesi arrestati a Gaza durante la guerra in corso per sospetto coinvolgimento nel terrorismo sono stati trattenuti per settimane in una struttura di detenzione nel sud di Israele (Sde Teiman, ndr), dove diversi di loro sono morti». Non solo «le circostanze dei decessi non sono ancora chiare», ma si evoca apertamente il rischio che a Sde Teiman siano compiuti abusi molto gravi. Secondo una legge speciale del 2002 i prigionieri sospettati di terrorismo non sono considerati prigionieri di guerra e le loro condizioni di detenzione sono durissime. Possono vedere un avvocato solo dopo 28 giorni (ma a volte ne passano anche 80), dormono per terra e non possono avere contatti con l’esterno.