Decine di vittime, tra 50 e 80 secondo le fonti, e decine di feriti sono il bilancio di un raid aereo dell’aviazione birmana a Kansi, una cittadina del distretto di Hkpant nello Stato nordorientale del Kachin. I militari della giunta al potere dal febbraio scorso, aggiungono fonti locali, avrebbero addirittura vietato o impedito a una cinquantina di feriti di raggiungere gli ospedali per farsi curare.

L’ENNESIMO EPISODIO di una brutalità ormai arma quotidiana della repressione, è avvenuto domenica notte dopo le 20 quando milizie Kachin e civili stavano celebrando il 62mo anniversario dell’Organizzazione per l’indipendenza kachin (Kio). Forse nel mirino c’erano i militari dell’«esercito etnico» Kachin – infatti sono stati uccisi ufficiali e un comandante di brigata – ma a un concerto ci vanno i civili, colpiti nel mucchio compresi il cantante e il tastierista che stavano tenendo lo show. Sul numero delle vittime è difficile fare una verifica ma secondo Al Jazeera, il bilancio dei morti avrebbe raggiunto quota 80: il bombardamento notturno di domenica notte sembrava essere il peggiore raid aereo da quando l’esercito del Myanmar ha preso il potere col golpe che ha destituito il governo di Aung San Suu Kyi, reduce da una brillante vittoria elettorale.

L’UFFICIO INFORMAZIONI del governo militare del Myanmar ha confermato lunedì l’attacco a quello che secondo la giunta era il quartier generale della 9a brigata dell’esercito Kachin e lo ha definito un’«operazione necessaria» in risposta agli atti «terroristici» della milizia ma negando di aver bombardato un concerto cui assistevano i civili.
Il coro di condanna è stato unanime. Dopo le Nazioni unite, le ambasciate occidentali in Myanmar e gli Stati uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta affermando che l’attacco sottolinea il «disprezzo del regime militare per l’obbligo di proteggere i civili e rispettare i principi e le regole del diritto umanitario internazionale».

HUMAN RIGHTS WATCH (Hrw) ha definito i raid aerei un’«apparente violazione delle leggi di guerra, che vietano gli attacchi che causano danni civili indiscriminati o sproporzionati» e ha chiesto misure più punitive contro l’esercito del Myanmar. Amnesty International ha invitato i militari a garantire l’accesso ai medici e alle organizzazioni umanitarie nell’area colpita dal raid. Diverse organizzazioni locali chiedono nuove sanzioni per questi attacchi «inumani».

Il Kio è una potente organizzazione politica Kachin che ha sempre combattuto contro il governo e l’esercito del Myanmar per una maggiore autonomia dello Stato. Il suo braccio armato – Kachin Independence Army (Kia) – combatte, nello Stato Kachin, con le Forze di difesa popolare (Pdf), la milizia civile che risponde al Governo di unità nazionale (Nug) clandestino creatosi dopo il golpe. «Trasformeremo questo triste evento in coraggio rivoluzionario, accelerando gli sforzi per rovesciare il regime militare», dice una dichiarazione del Kio riportata ieri dal quotidiano (anch’esso clandestino) Irrawaddy che cita anche una dichiarazione della coalizione militare dell’Alleanza del Nord: «È il momento di essere consapevoli dei trucchi del regime e altri gruppi etnici armati dovrebbero uniris e agire con decisione contro la giunta».

LA COALIZIONE MILITARE dell’Alleanza del Nord comprende oltre al Kia, l’Arakan Army (Aa), la Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa) e la Ta’ang National Liberation Army (Tnla). All’inizio del 2022 la giunta ha tentato di spaccare una possibile unità militare avviando negoziati con 10 delle 21 organizzazioni etniche armate etniche (Eao), gli eserciti regionali che già Aung San Suu Kyi aveva tentato di coinvolgere di nuovo – e con qualche fortuna – in negoziati di pace con ben altro obiettivo (una federazione birmana). L’Alleanza del Nord e la Karen National Union (Knu), l’esercito più forte assieme ai Kachin, hanno rifiutato l’invito.