Raggi dà il via libera al «Pentagono italiano»
Roma Nel parco archeologico di Centocelle (zona sudorientale della capitale) la Difesa sta costruendo il comando per le missioni all’estero. Si allargherà anche l’aeroporto militare. A rischio ville romane ed ettari di verde che furono protetti da Veltroni. Manifestazione di cittadini e comitati contro «l’omertà» del comune e del municipio 5s
Roma Nel parco archeologico di Centocelle (zona sudorientale della capitale) la Difesa sta costruendo il comando per le missioni all’estero. Si allargherà anche l’aeroporto militare. A rischio ville romane ed ettari di verde che furono protetti da Veltroni. Manifestazione di cittadini e comitati contro «l’omertà» del comune e del municipio 5s
Ci sono 126 ettari di verde nel quadrante di sudorientale di Roma, tra la via Casilina e la Tuscolana, pezzo di città in cui vive circa mezzo milione di persone. C’è un parco archeologico con tanto di ville romane da rafforzare e proteggere, che viene minacciato dalla minaccia di allargamento dell’aeroporto militare di Centocelle.
È un progetto che il ministero della difesa sostiene di aver concordato con l’amministrazione comunale di Virginia Raggi. Solo che i cittadini fino a poco tempo fa ne erano completamente all’oscuro.
IERI HANNO MANIFESTATO nel quartiere di Centocelle proprio per protestare contro l’atteggiamento che definiscono «quasi omertoso» e «ai limiti della truffa» della giunta grillina che pure in tempo di campagna elettorale aveva messo la voce «trasparenza» tra i primi punti programmatici.
Qui, al pratone sulla Casilina, Pierpaolo Pasolini amava giocare a calcio. Di fronte all’ingresso del parco sulla Casilina ci sono i casali Falchetti e Garibaldi, spazi sociali in mezzo ai palazzoni. Sempre da queste parti è ambientato uno dei frammenti del romanzo incompiuto dello scrittore friulano, Petrolio.
Del resto, recita uno dei versi di Uccellacci e Uccelllini: «Nei salotti / non si può fare l’amore, e neanche nei letti. / Occorre un prato di periferia». Ma al chiuso dei salotti del Campidoglio e di quelli del ministero pare essersi consumato ben altro inciucio.
LA CONFERMA AI SOSPETTI dei comitati in difesa del parco arriva un mese fa, quando i deputati del Pd Antonino Moscatt e Roberto Morassut, già assessore all’urbanistica ai tempi in cui il sindaco era Walter Veltroni. I due chiedono delucidazioni sul progetto del «Pentagono italiano», che comporterebbe tra l’altro l’edificazione di una strada che dalla Casilina condurrebbe dall’altra parte del pratone, tagliando in due il parco al fine di collegare la base militare alla linea C della metropolitana.
DAL MINISTERO confermano: il progetto, seppure in fase ancora «embrionale» è stato «condiviso fin dall’inizio con Roma Capitale e le municipalità interessate». Così almeno riferisce il sottosegretario alla difesa Gioacchino Alfano.
Prima di lui, ormai sei mesi fa, era stata la ministra Roberta Pinotti in persona ad annunciare l’allargamento: «A Centocelle abbiamo già trasferito dal centro storico le 1.500 persone della Direzione generale degli armamenti e lì c’è il Coi, il comando operativo che gestisce tutte le missioni all’estero e in Italia. E lì si è pensato di costruire la struttura con i vertici di tutte le forze armate».
Per la prima volta, insomma, l’Italia si vuole dotare di un luogo di raccordo e coordinamento tra i vertici di tutte le forze armate italiane.
«Solo l’adeguamento della mensa sottoufficiali vedrà lo stanziamento di 4 milioni e 400 mila euro, ripartiti tra il 2017 e 2018», denunciano i comitati in difesa del Parco.
Ne fanno le spese ettari di verde e qualità della vita in periferia, ma nelle stanze del ministero mentre istruiscono la pratica che serve a trovare i fondi dalla legge di stabilità dicono anche che ci sarà la possibilità di liberare e «mettere sul mercato» (cioè vendere ai privati) diversi «immobili di pregio». La quadratura del cerchio, anzi del Pentagono.
NON È LA PRIMA VOLTA che il parco rischia. La strategia urbanistica nota come «Sistema direzionale orientale» prevedeva la costruzione di edifici anche in questa zona. Poi, negli anni Novanta, saltò fuori il vincolo archeologico. E dieci anni fa, con sapiente regia comunicativa durante una delle notti bianche veltroniane, venne inaugurato il Parco, o almeno una sua piccola porzione.
POI PIÙ NULLA. I cittadini ieri si sono ritrovati a piazza dei Mirti per un’assemblea. Non erano tanti, ma la questione è concretissima e comincia a montare, in una porzione di Roma in cui la densità di verde per abitante va dai 3 ai 10 metri quadri, quando il minimo fissato dagli standard urbanistici è di 9 metri quadri. C’erano anche Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Sinistra Per Roma, e Gianluca Peciola, già capogruppo di Sel in Campidoglio.
Sotto accusa, oltre a sindaca e ministra, c’è anche Giovanni Boccuzzi, il presidente grillino del municipio V che da marzo a oggi ha avuto più occasioni pubbliche, ma non ha mai fatto chiarezza sugli impegni presi dall’amministrazione.
L’ultima volta giusto un paio di settimane fa, in occasione di un convegno organizzato dal Wwf sulle sorti della grande distesa verde, già minacciata dalla presenza di autodemolitori oltre che dalla ciclica accensione di roghi tossici. «Nonostante si parlasse del futuro del Parco archeologico, il presidente Boccuzzi non ha fatto il benché minimo cenno alla militarizzazione, già in atto, dell’area», protestano Stefania Berrettoni e Luca Scarnati, i due portavoce del «Comitato Pac libero».
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