«Deputata! Non ci riesco nemmeno a dire la parola: deputata», grida Rachel Keke, professione femme de chambre, donna delle pulizie nei grand hotel della capitale. Mentre parla dal suo quartier generale, nella periferia sud-est di Parigi, è ancora sotto contratto con Accor, multinazionale degli hotel e degli eventi, contro la quale ha guidato una lotta lunga ed esemplare, una lotta vittoriosa.

La neo-eletta nelle liste della Nupes, la coalizione delle sinistre francesi, è nata 48 anni fa a Abidjan (Costa d’Avorio) ed è arrivata in Francia all’età di 26 anni, nel 2000. Madre di cinque figli, ha lavorato come parrucchiera, donna delle pulizie, governante ed è stata naturalizzata nel 2015. In questi mesi, davanti ai microfoni dei giornalisti, si è spesso scusata per il suo francese ancora esitante, ma in quanto a carisma e retorica non è seconda a nessuno. «Sono una donna delle pulizie, sono governante, agente di sicurezza, infermiera, badante, sono tutti questi mestieri invisibili, e ora in parlamento questi lavori saranno visibili» ha esclamato appena assicurata la vittoria, domenica sera.

Il nome di Rachel Keke aveva iniziato a circolare quando guidava la lotta delle «donne dell’Ibis Batignolles», il nome dell’hotel nel quale lavoravano come addette alle pulizie. Avevano iniziato a protestare nell’estate 2019 contro il gruppo Accord, detentore della struttura, e contro il loro datore di lavoro formale, il prestatario Stn. Denunciavano orari infernali, stress e paghe da fame: in quindici minuti dovevano pulire la camera e il bagno, rifare il letto, passare l’aspirapolvere, venendo pagate non a ora ma a camera rifatta. «È un mestiere che distrugge il corpo, ti vengono le tendiniti, ti distrugge la schiena», ha raccontato Keke all’Afp. «Dopo il mio primo giorno di lavoro nel 2003, mi sembrava che mi avessero picchiato».

Sostenute dalla Cgt, le «donne dell’Ibis» hanno rivendicato per due anni contratti migliori, fine dell’esternalizzazione, aumento salariale e pagamento degli straordinari. Contro di loro il gruppo Accor, sesto conglomerato dell’alberghiero al mondo. Hanno occupato a intervalli regolari il loro luogo di lavoro, più volte a settimana, bloccando quando necessario altri hotel di lusso del gruppo in operazioni mediatiche di grande effetto.
Infine, a maggio 2021, dopo 22 mesi di lotta, hanno vinto, cioè, hanno siglato un protocollo con Accor: tra 250 e 500 euro al mese di aumento, riqualificazione dei contratti precari in tempi indeterminati, riassunzione di alcune delle lavoratrici licenziate per ripicca dall’azienda, aumenti di qualifiche e premi, presa in carico di sicurezza e igiene. «All’inizio ci chiamavano, ‘le scioperanti’» ha detto Rachel Keke a Elle, «ma io ho risposto: non siamo ‘scioperanti, siamo guerriere, e saremo vittoriose».

Nella circoscrizione del Val-de-Marne dove si era presentata, aveva davanti un’avversaria di un certo peso, Roxana Maracineanu, nuotatrice olimpica, figlia di immigrati romeni e ministra dello Sport di Macron dal 2018. Sostenuta dal partito del presidente e dall’ex-primo ministro Edouard Philippe, all’indomani del primo turno, la settimana scorsa, aveva accusato Rachel Keke di essere una «demagoga». Poi, su Twitter, aveva chiamato a votare «tutti quelli che vogliono fare argine all’estrema sinistra». Non è bastato, anche se si è deciso per un pugno di voti: 177 preferenze che hanno fatto un’enorme differenza.

Di vittoria in vittoria, si direbbe, Rachel Keke, una lavoratrice di quei mestieri invisibili, ultra-precarizzati e tuttavia essenziali, farà il suo ingresso al parlamento. E lo farà avendo battuto avversari di un certo peso: un’ex-ministra e una delle più grandi multinazionali dell’alberghiero.