Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2703 per rinnovare il mandato della Missione Onu per il Referendum nel Sahara Occidentale (Minurso) per un ulteriore anno, fino al 31 ottobre 2024, ottenendo il sostegno di 13 dei 15 membri del Consiglio di sicurezza, con l’astensione di Russia e Mozambico.

Il testo, redatto dagli Stati Uniti, ha evidenziato la necessità di fare affidamento sul compromesso per raggiungere una soluzione «politica realistica, fattibile, sostenibile e reciprocamente accettabile alla questione del Sahara Occidentale», invitando le parti interessate a dar prova di buona fede e a riprendere i negoziati sotto gli auspici dell’inviato Onu per il Sahara occidentale, il diplomatico Staffan De Mistura.

LA RUSSIA E IL MOZAMBICO si sono astenuti dal voto, perché la risoluzione finale non prende in considerazione «alcuna forma di controllo del rispetto dei diritti umani nei territori occupati del Sahara occidentale». Una richiesta fatta esplicitamente dal Mozambico (con il sostegno di Sudafrica, Nigeria e Algeria) a causa della mancata autorizzazione da parte di Rabat all’ingresso di una missione di «monitoraggio e controllo dell’Alto commissariato per i diritti umani».

Nella sessione straordinaria alle Nazioni unite, il segretario generale Antonio Guterres ha ribadito «preoccupazione per il conflitto in corso tra il Fronte Polisario – legittimo rappresentante del popolo saharawi – e il Marocco», oltre alle numerose testimonianze sul mancato rispetto dei diritti umani. Guterres ha ribadito «il diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione, attraverso un referendum».

Il Sahara occidentale è stato diviso tra Marocco e Mauritania alla fine del dominio coloniale spagnolo nel 1975. Quando la Mauritania, sotto la pressione dei guerriglieri del Polisario, ha abbandonato tutte le rivendicazioni sulla sua parte di Sahara occidentale, nell’agosto 1979, il Marocco ha deciso di occupare tutta l’area.

Da allora il Fronte Polisario combatte contro il Marocco per l’indipendenza del Sahara occidentale. Nel 1991 fu firmato un «cessate il fuoco» – decaduto lo scorso novembre 2021 con la ripresa del conflitto – e nello stesso anno fu inviata una missione delle Nazioni unite per indire un referendum mai realizzato per volontà di Rabat, che preferisce mantenere lo status quo attuale, con lo sfruttamento di tutte le ricche risorse del Sahara occidentale.

DURE LE PROTESTE del Fronte Polisario sull’ennesimo «sterile rinnovo della Minurso», che favorisce «lo stallo diplomatico e non condanna l’occupazione illegale da parte di Rabat, che sfrutta le risorse e reprime la popolazione», si è lamentato il rappresentante del Polisario all’Onu, Mohamed Sidati. «Nonostante l’adesione dei saharawi da più di trent’anni alle decisioni della comunità internazionale, il nostro popolo è rimasto deluso dall’incapacità dell’Onu nell’organizzare il referendum di autodeterminazione, che era e resterà la chiave per la soluzione pacifica del conflitto» ha ribadito Sidati.