Secondo l’Eurostat nei primi otto mesi del 2023 i rimpatri sono aumentati del 29% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il dato si riferisce a tutta l’Unione europea, dove nel secondo quadrimestre di quest’anno 105.865 persone hanno ricevuto un ordine di lasciare il territorio comunitario e 26.600 sono state effettivamente rimandate nel paese d’origine in maniera coatta.

Fino al 31 agosto 2023, secondo l’ufficio di statistica europeo, dall’Italia sono stati rimpatriati 1.620 migranti (a fronte di 114.526 sbarchi, saliti successivamente a 135.941). Lo scorso anno, nello stesso arco di tempo, i migranti riportati con la forza nel paese di provenienza erano stati 1.370.

Il 28 settembre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva twittato: «Già quest’anno registriamo una oscillazione del 20-30% di espulsioni in più rispetto all’anno precedente». In quel momento si era pensato si riferisse ai decreti di espulsione, cioè al semplice ordine di lasciare il territorio senza rimpatrio coatto, ma i numeri di Eurostat aggiornati ieri non mostrano una simile variazione: le espulsioni nei primi otto mesi del 2022 sono state 13.150, quest’anno 13.200.

Forse il titolare del Viminale si riferiva ai rimpatri veri e propri. Qui in effetti l’aumento percentuale c’è stato, anche se più basso di quello riportato nel tweet: +18,24%. Per darne una corretta dimensione, però, occorrerebbe riportare l’aumento anche in termini assoluti: si tratta di 250 persone.

C’è da dire che rispetto ai numeri dei rimpatri i dati Eurostat non sono allineati ad altre rilevazioni statistiche. Come quella fornita dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. I primi vengono attinti dal Dipartimento libertà civili e immigrazione, i secondi dall’ufficio statistica del Viminale. Secondo i numeri del Garante nel periodo corrispondente le persone rimandate nel paese di origine sono state leggermente di più: 2.770 (in tutto il 2022 erano state 3.275).

Il governo Meloni ha promesso un generico aumento dei rimpatri, evitando di dare numeri precisi (che poi vengono puntualmente smentiti). Per farlo ha bisogno di nuovi accordi bilaterali con i paesi ritenuti «sicuri». Mercoledì il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato di essere a lavoro per stringerne con Guinea e Costa d’Avorio, cioè la prima e la seconda nazionalità dei migranti sbarcati quest’anno. La terza è la Tunisia, con cui l’accordo esiste già.

Per le casse pubbliche i rimpatri forzati hanno un costo molto alto. Per la persona coinvolta segnano il fallimento del progetto migratorio, spesso con una coda di problemi e sofferenze.