La guerra arriva in piazza. E questa volta in diretta, non più mediata dalla televisione ma là, di fronte a te, che sembra quasi a un passo. La finestra sull’orrore del conflitto ucraino si apre quando in piazza Santa Croce a Firenze, teatro della manifestazione Cities stand for Ukraine, sul maxischemo montato ai lati del palco appare il viso del presidente Volodymir Zelensky che parla da una Kiev che ha ormai i carri armati russi alle porte. Città circondata come molte altre del paese. «Le truppe russe hanno accerchiato le città ucraine, cercando di distruggerle – dice Zelensky alle oltre ventimila persone che lo ascoltano -. Mariupol è totalmente assediata e bombardata 24 ore su 24, l’esercito russo ha distrutto addirittura una clinica ostetrica. Uccidono i bambini per non far generare figli alle donne ucraine», dice.

AI FIORENTINI Zelensky appare come ormai lo si è visto decine di volte in televisione da quando Putin ha ordinato di invadere l’Ucraina. Felpa e maglietta verde militare, seduto alla scrivania in quello che sembra essere il palazzo presidenziale, la bandiera gialla e celeste alle spalle. Solo due giorni fa a Versailles il vertice dei 27 capi di Stato e di governo ha gelato le speranze ucraine di un ingresso accelerato nell’Unione europea, come Zelensky aveva chiesto. Forse anche per questo, parlando in piazza a Firenze, il presidente fa di tutto per far capire che gli ucraini appartengono già all’Europa, e non solo in senso geografico.

«Mi chiedono sempre come l’Europa può aiutare l’Ucraina? Ma io vorrei formulare la domanda diversamente: come l’Europa può aiutare se stessa», chiede. «Questa guerra non è contro gli ucraini, ma contro i valori che ci uniscono, contro il nostro modo di vivere, non uccidere. Noi siamo diversi perché noi viviamo, non uccidiamo». «Noi», i «nostri» valori, il «nostro» stile di vita. Siamo tutt’uno dice Zelensky alla piazza, alla quale ricorda anche come ormai siano 79 i bambini ucraini uccisi dai russi.

LE MANIFESTAZIONI per la pace, come quella di Firenze, sono importanti, così come le sanzioni contro la Russia, che Zelensky chiede però che siano ancora più dure «affinché – dice – ogni soldato russo capisca il prezzo di ogni sparo contro i civili». Ma non basta. E allora a chi lo ascolta Zelensky torna a chiedere qualcosa che l’Ue, gli Stati uniti e la Nato hanno già detto di non poter fare. «Dite ai vostri politici di chiudere il cielo sopra l’Ucraina dagli aerei e razzi russi che hanno ucciso 1.300 ucraini in 17 giorni». E di nuovo l’appello all’unità: «Questo ci difenderà, noi come voi. Insieme dobbiamo stare nella comunità europea, è importante per voi perché rafforzerà l’Europa, ci unirà e fermerà la guerra».

LE IMMAGINI del rapimento del sindaco di Melitopol hanno fatto il giro del mondo. Altri sindaci allora, prendono la parola collegandosi con piazza Santa Croce. Lo fanno i primi cittadini di Atene, Madrid, Edimburgo, Marsiglia ma anche di Kiev, Leopoli e di città polacche come Danzica e Varsavia, sempre più preoccupati dalle conseguenze che l’avvicinarsi delle truppe russe ai confini tra Polonia e Ucraina potrebbe provocare. Tutti concordi nel definire quanto sta accadendo come «l’11 settembre dell’Europa». «Per un’intera generazione è quasi incredibile che l’uso della la parola guerra sia già diventata parte nelle conversazioni quotidiane dei nostri concittadini in tutta Europa», dice il sindaco di Madrid, Jose’ Luis Martinez-Almeida. «Questo sembra più un incubo che un evento reale. E’ il peggiore scenario che avremmo mai potuto immaginare».