I 234 naufraghi della Ocean Viking accolti in Francia la scorsa settimana in seguito al rifiuto italiano sono entrati nella procedura amministrativa veloce, detta di «asilo alla frontiera». 44 sono minorenni non accompagnati, ospitati in strutture ad hoc e resteranno in Francia almeno fino alla maggior età. 189 (tra cui 24 donne e 13 bambini) sono nel centro organizzato nella penisola di Giens, vicino a Hyères, in una colonia di vacanze di Edf trasformata in «zona di attesa internazionale», cioè al di fuori del territorio francese (una persona resta ricoverata in ospedale). Si tratta di persone originarie del Bangladesh, Eritrea, Siria, Egitto, Pakistan, Mali, Sudan e Guinea.

Per 60 esiliati c’è la possibilità di chiedere l’asilo – si tratta di siriani, sudanesi, eritrei – i due terzi in uno degli 11 paesi che hanno offerto collaborazione a Parigi, a riprova che «la soluzione è europea», ha affermato ieri il ministro degli Interno, Gérald Darmanin. Per 86 altri, i controlli non sono ancora ultimati. Invece, per 44 esiliati è già stata decisa l’espulsione verso i paesi d’origine, «appena il loro stato di salute lo permetterà», ma «nei tempi più brevi possibili», una ventina di giorni.

L’Assemblée nationale dovrà esaminare a breve il testo di una nuova legge sull’immigrazione, la 22esima in 35 anni. Il governo, accanto a proclamazioni di «fermezza», vuole aprire uno spiraglio per la cosiddetta «immigrazione scelta», cioè dei permessi di soggiorno a tempo per lavoratori dei mestieri «in tensione», come richiesto dal padronato. Il dibattito parlamentare sarà esplosivo, vista la presenza di 89 deputati del Rassemblement national. A sinistra, nella Nupes, coesistono differenti sfumature. Il Ps non si oppone ai permessi di soggiorno per lavoro, ma il segretario Olivier Faure avverte: «Bisogna che ci siano accordi con i paesi d’origine per evitare i cervelli in fuga e con le parti sociali, per evitare lo sfruttamento».

Alla France Insoumise sono più prudenti. Da un lato, criticano l’accento posto sulle necessità di braccia da parte del padronato, dall’altro il leader Jean-Luc Mélenchon ricorda: «Non siamo mai stati no border». Il segretario del Pcf, Fabien Roussel, mette in guardia contro una possibile pressione al ribasso sui salari. «Aumentate i salari», dice, così non ci sarà più penuria di personale. Europa Ecologia si concentra soprattutto sulla denuncia dell’allarmismo populista: «Non condividiamo l’immagine di un’Europa presa d’assalto» dice la capogruppo Cyrielle Chatelain, ricordando che la maggior parte dei rifugiati va nei paesi confinanti, non nella Ue.

Darmanin ha firmato lunedì un accordo con la ministra degli Interni britannica, Suella Braverman, limitato alla repressione: Londra pagherà a Parigi 72,2 milioni di euro tra quest’anno e il prossimo, per permettere un aumento del 40% dei gendarmi nella zona di Calais, l’acquisto di materiale tecnologico e una maggiore cooperazione delle dogane. Da gennaio, 41mila persone sono riuscite ad attraversare la Manica su small boats, il doppio del 2021.