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Austerità e giro di vite sui migranti, Barnier si presenta alla Francia

Austerità e giro di vite sui migranti, Barnier si presenta alla Francia

Molti colpi al cerchio e anche alla botte nell’esordio in parlamento del capo di governo di Macron. Le Pen conferma: niente censure

Pubblicato 23 minuti faEdizione del 2 ottobre 2024

L’Eliseo ha convocato ieri sera un Consiglio di difesa sulla situazione in Libano e in Medio Oriente. Poche ore prima, il primo ministro Michel Barnier aveva messo alla prima prova il suo “metodo”, con il discorso di politica generale nel giorno di riapertura dell’Assemblea Nazionale dopo le elezioni legislative del 7 luglio e la lunga e contestata parentesi estiva. Dietro una facciata conciliante con tutte le tendenze presenti in aula, Barnier ha concluso il discorso di un’ora e mezza con un’incursione nel “dominio riservato” del presidente della Repubblica, per tradizione se non per statuto, cioè la politica estera e di difesa: dobbiamo «tener conto del mondo che ci circonda», ha detto Barnier, che ha confermato il sostegno all’Ucraina e difeso una «soluzione a due stati» per Israele e Palestina, dopo aver ricordato il massacro del 7 ottobre, gli ostaggi israeliani di Hamas, i morti di Gaza, i 20mila francesi residenti in Libano e le vittime del passato nelle violenze libanesi. Bisogna «prendersi cura» dell’Europa, ha aggiunto, «fragile» come la Repubblica francese.

ALL’INAUGURAZIONE del suo governo, Barnier non ha voluto prendere di punta nessuna forza politica, ma dietro un discorso all’apparenza conciliante con tutti – piccole aperture sui temi della sinistra e grande comprensione per la volontà di “ordine” di destra e estrema destra – il primo ministro ha cominciato a piantare i suoi paletti, senza dare indicazioni troppo precise su nessun fronte. Il problema di Barnier è di non farsi abbattere da un voto di censura immediato, in attesa della difficile battaglia sulla finanziaria 2025. La sinistra presenta una mozione di censura entro fine settimana. Il Rassemblement National, al contrario, ha affermato ieri il rifiuto di una «censura preventiva». Barnier ha presentato ieri un “metodo” – il «dialogo» – le due «spade di Damocle» sulla testa dei francesi, debito finanziario e ecologico e i cinque «cantieri» che intende portare avanti.

I contorni restano tutti nel vago. L’unica certezza è l’entità del debito finanziario: 3228 miliardi di euro, più mille miliardi nei sette anni di Macron, un deficit pubblico quest’anno di più del 6%. Risposta: qualche imposta in più alle grandi imprese (senza specificare) e ai più ricchi – ma in Francia le imposte «sono tra le più alte» ha detto – mentre i due terzi delle economie dovranno venire dai tagli alla spesa pubblica, «57% del pil», fine dei «soldi magici» e «sforzo mirato» e «limitato nel tempo». Per compensare il debito ecologico, vecchie idee: continuare il rilancio del nucleare, grossi dubbi sull’eolico, invocazione vaga delle rinnovabili, il tutto in nome della filosofia dell’«ecologia delle soluzioni». Barnier propugna il «dialogo sociale», ma mette le mani avanti: qualche ritocco al massimo per le pensioni, nessuna abrogazione della riforma.

DOPO IL “METODO” e le “spade di Damocle”, i 5 “cantieri prioritari”: il «livello di vita» in testa, ma con il solo annuncio di un aumento del 2% del salario minimo a novembre, la «qualità dei servizi pubblici» (scuola, sanità), la «sicurezza del quotidiano» (con una serie di misure repressive sulla giustizia per i minorenni e sui controlli dello spazio pubblico) e, solo al quarto posto, l’esplosiva questione dell’immigrazione (al quinto, c’è la «fraternità»). Piccolo richiamo all’ordine del ministro dell’ordine, il responsabile degli interni Bruno Retailleau, che alla vigilia ha messo in causa lo stato di diritto e promesso un (anticostituzionale) referendum sull’immigrazione, ma progetto di «una politica di controllo» dell’immigrazione, con un annuncio di giro di vite, controlli alle frontiere, rimpatri, accordi con i paesi d’origine, offensiva sul fronte europeo. Il Nuovo Fronte Popolare prepara la mozione di censura contro la «peggiore austerità» che si prepara, il Rassemblement national aspetta in imboscata.

L’area Macron, che è nel governo, si oppone con tutte le sue forze all’aumento delle tasse. I Républicains, ancora abbagliati dalla riconquista del potere malgrado i soli 47 deputati, inneggiano a Barnier «il pragmatico».

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