Se internet diventa un incontrollabile fiume di notizie false
Mimesis ha pubblicato un saggio estremamente attuale di Edoardo Boncinelli e Antonello Calvaruso, intitolato L’epoca delle idee cadute dal pero. Fake news, bufale e teorie del complotto (pp. 234, euro 18). La «disintermediazione» è un processo che non è limitato all’ambito economico, lavorativo o commerciale. Dall’ e-commerce fino all’home banking, possiamo raggiungere grazie alla rete il consumatore finale direttamente, senza alcun passaggio intermedio.
L’UTILIZZO della disintermediazione è stato esteso anche ai mezzi di comunicazione: applicando questo principio ai social media si è originata una vera e propria rivoluzione del linguaggio che ha contribuito a rompere dei legami da tempo in crisi e ha isolato le istituzioni rendendole sempre più distanti dai cittadini. La disintermediazione acquisisce sempre più rilievo nel campo della salute, dove sempre più frequentemente l’accesso alla medicina tradizionale viene oltrepassato attraverso consigli e terapie cercate in rete in maniera spesso approssimativa. Quello che viene meno con la disintermediazione è il fact-checking, ovvero la verifica del grado di attendibilità delle informazioni. Le post-verità, le fake news ed il complottismo sono il frutto più evidente e pericoloso di questa tendenza. La post-verità è una situazione in cui i dati di fatto non sembrano avere molta presa nella comunicazione; di conseguenza, la verità è diventata irrilevante e non assume alcun rilievo nelle scelte operative.
È UNA MUTAZIONE antropologica nella quale il mondo virtuale ha un tale impatto sul mondo reale da modificarne le nozioni di spazio e di tempo, da produrre un cambiamento nella percezione di sé, degli altri e del mondo esterno, con conseguenze negative sul modo di comunicare e di apprendere. Nel 2017, l’espressione fake news è stata eletta come termine dell’anno dal Collins Dictionary a seguito dell’aumento esponenziale nel suo uso. La fake news è una manifestazione della post-verità e corrisponde a un’informazione falsa o parzialmente vera, che viene presentata come verità ed è pubblicata e diffusa attraverso la rete a scopo propagandistico o di attacco verso un’idea o una persona.
Orson Welles il 30 ottobre 1938 sconvolse l’America con una falsa radiocronaca in diretta dello sbarco dei marziani sul suolo americano che molti ritennero vera. Le teorie del complotto cavalcano il clima di ansia e sfiducia della popolazione promettendo una spiegazione apparentemente soddisfacente agli eventi. Prima dell’epopea contemporanea, le teorie del complotto erano già presenti e circolavano nei più disparati contesti. Dopo il grande incendio di Roma nel 64 d.C., si diffuse la falsa notizia che fosse stato l’imperatore Nerone ad appiccare il fuoco. Nerone a sua volta diffuse la voce che l’incendio fosse stato colpa dei cristiani, cominciando a perseguitarli.
SECONDO UNO STUDIO pubblicato nel settembre 2021 sul British Journal of Developmental Psychology, «è soprattutto verso l’età di 14 anni che i bambini iniziano a credere alle ‘teorie complottiste’ e alla disinformazione». Anche perché «molti adolescenti hanno difficoltà a valutare la credibilità delle informazioni online». Durante il corso della pandemia da Covid-19 contemporaneamente al virus si è diffusa una propensione al pensiero complottista, ben rappresentata dal successo del gruppo noto come QAnon, la cui idea di fondo è l’esistenza di un deep state colluso con reti di pedofilia che agirebbe con l’obiettivo di creare un nuovo ordine mondiale. Appare evidente come i social e i gruppi di condivisione di informazioni rappresentino il terreno fertile sul quale le molteplici teorie cospirazioniste possono prosperare, e quanto sia complesso porvi rimedio, data anche l’estrema rapidità di diffusione delle stesse.
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