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Quando Gheddafi proponeva uno Stato bi-nazionale palestinese-ebraico

Muammar Gheddafi con Yasser Arafat nel 1977Muammar Gheddafi con Yasser Arafat nel 1977 – Ap

Il documento Tredici anni fa, il 20 ottobre 2011, Muammar Gheddafi veniva ucciso in Libia. Due anni prima anche il New York Times scopriva la sua ricetta per pacificare il Medio Oriente. Altro che soluzione a due stati

Pubblicato circa 8 ore faEdizione del 20 ottobre 2024

Muammar Gheddafi, ucciso in Libia il 20 ottobre 2011 da milizie della Libia occidentale alleate della Nato dopo sette mesi di bombardamenti, aveva detto la sua nel corso dei decenni anche sul conflitto mediorientale. All’ottava conferenza del Movimento dei non allineati (Harare, 1986) minacciò di uscire dal gruppo perché alcuni membri avevano riconosciuto lo Stato di Israele. Nel 2003 elabora, in un Libro bianco, la proposta di uno Stato unico per ebrei e palestinesi, bi-nazionale, laico e federale. Il 21 gennaio 2009, poco dopo la fine dell’operazione Piombo Fuso contro Gaza, l’idea viene ospitata sul New York Times con il titolo «The One-State Solution». Era il tempo della presidenza di Barack Obama.

Gheddafi scrive: «È vitale non solo spezzare questo ciclo di distruzione e ingiustizia, ma anche negare scuse e giustificazioni agli estremisti religiosi della regione che si nutrono del conflitto. Una pace giusta e duratura tra Israele e i palestinesi è possibile, ma si trova nella storia della gente di questa terra in conflitto, e non nella stanca retorica di una partizione e di soluzioni a due Stati». Soluzioni che considera destinate al fallimento: «Gli ebrei considereranno la Cisgiordania parte della loro patria, anche se vi fosse stabilito uno Stato palestinese; e i palestinesi riterranno che i territori ora chiamati Israele fanno parte della loro nazione, anche se si assicurassero la Cisgiordania e Gaza».

Inoltre uno Stato palestinese in Cisgiordania e Gaza non potrà risolvere il problema dei rifugiati. Ma il loro diritto al ritorno è un «pre-requisito»: è ingiusto che gli ebrei possano trasferirsi là dall’estero anche se non avevano antenati in Palestina e che invece i palestinesi non possano tornare alle terre abbandonate a partire dal 1948.

In termini assoluti, le due sponde rimarranno in guerra perpetua se non si arriva al compromesso di «uno Stato per tutti, che permetterebbe alle persone di ogni parte di sentire che vivono nell’insieme della terra contestata e non sono private di una parte di essa». A vivere sotto lo stesso tetto si potrà arrivare solo se «i leader rispettivi saranno guidati dall’attuale interdipendenza fra i due popoli e dal fatto storico della coesistenza fra ebrei e palestinesi, se sapranno guardare oltre l’orizzonte della recente violenza e della sete di vendetta verso una soluzione a lungo termine».

La doppia leva da azionare verso uno Stato unico poggia dunque sul passato e sul presente. Intanto, la storia: «Anche se è difficile rendersene conto dopo gli orrori che abbiamo appena visto, lo stato di guerra tra ebrei e palestinesi non è sempre esistito e molte divisioni sono recenti. Ebrei e musulmani sono cugini, discendenti di Abramo. Nel corso dei secoli entrambi hanno affrontato crudeli persecuzioni. L’area ha conosciuto molte guerre e ondate di migrazioni in un verso e nell’altro. Ecco perché tutto si fa complicato e le due parti affermano entrambe di avere diritto a quella terra come loro terra. (…)». Per gli uni, è la terra promessa, per gli altri è la terra degli antenati, tramandata di generazione in generazione fino a pochi decenni fa.

E tuttavia, venendo al presente (del 2009…), «israeliani e palestinesi sono diventati sempre più interconnessi, economicamente e politicamente. L’assimilazione è già un fatto nella vita in Israele, dove vi sono più di un milione di arabi musulmani; hanno la nazionalità israeliana e partecipano alla vita politica, formando anche partiti. Dall’altra parte, ci sono gli insediamenti israeliani in Cisgiordania».

La proposta di Gheddafi è dunque: uno Stato bi-nazionale palestinese ed ebraico, laico, federalista e repubblicano; suddivisione in 5 regioni amministrative con Gerusalemme come città-Stato; rientro di tutti i profughi palestinesi; supervisione da parte delle Nazioni unite di elezioni libere; rimozione delle armi di distruzione di massa; riconoscimento dello Stato da parte della Lega araba.

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