Già licenziata dai due rami del parlamento di Mosca, la legge che annette alla Russia le province occupate di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, ovvero il 18% del territorio ucraino, è stata firmata ieri da Vladimir Putin. L’annessione – ovvero la «lista delle risorse che entrano nella disponibilità della Federazione Russa» – riguarda anche le strutture della centrale nucleare di Zaporizhzhia, al cui destino – fa notare la Tass – il presidente russo ha riservato uno specifico decreto.

La risposta ucraina è arrivata dal capo dell’ente energetico nazionale Petro Koti, secondo il quale «tutte le decisioni relative al funzionamento della centrale saranno prese dall’ufficio centrale di Energoatom, che continuerà a operare secondo la legge ucraina e all’interno del sistema energetico ucraino». Koti ha quindi esortato i lavoratori dell’impianto a «non firmare documenti con gli occupanti russi».

Il decreto firmato da Putin invece affida alla compagnia di stato russa Rosenergoatom il controllo della centrale e nomina a capo delle operazioni che ne conseguono un ingegnere di sua fiducia, Oleg Romanenko, già direttore della centrale di Balakovo. L’ormai predecessore Igor Murashov, già arrestato, liberato e infine espulso, secondo Mosca passava dati sensibili ai servizi ucraini sulla centrale e la dislocazione delle truppe russe nella zona.

Tensioni e attenzioni ieri sono tornate a forti intorno alla centrale anche in un forum londinese a cui partecipava il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi. Sempre preoccupato per la situazione riguardante l’alimentazione elettrica degli impianti, che definisce «fragile» e «precaria».

Putin ieri sembrerebbe essersi occupato anche di molto altro. Di fronte al diffuso malcontento e – soprattutto – preso atto della fuga dei giovani russi che non vogliono combattere la sua guerra, ha leggermente allargato le maglie della «mobilitazione generale», estendendo l’esenzione agli studenti delle università private e a chi frequenta determinati corsi post-laurea. Modifiche illustrate durante un incontro televisivo con un gruppo di insegnanti.

Il leader del Cremlino ha infine trovato il tempo di chiamare il suo più fedele “pretoriano”, il leader ceceno Ramzan Kadirov – che ne dà notizia – per comunicargli la promozione a colonnello-generale, terzo grado più alto nelle gerarchie militari russe.