L’anno elettorale in Spagna inizia il prossimo 28 maggio, con la celebrazione delle elezioni in 12 delle 17 Comunità autonome, nelle due città con statuto di autonomia (Ceuta e Melilla) e negli oltre 8.000 comuni, tra cui Madrid e Barcellona. A dicembre, sarà poi la volta delle elezioni politiche che metteranno fine alla prima legislatura spagnola di un governo di coalizione progressista.

La politica spagnola è già pienamente entrata in campagna elettorale. Il governo completa la sua agenda con l’approvazione delle ultime leggi su cui c’è un accordo di maggioranza, come quella sulla casa appena licenziata dal Congresso; mantiene il conflitto aperto con la giunta andalusa contro il rifornimento d’acqua dei pozzi illegali nel Parco di Doñana che ne mette a rischio l’ecosistema; sciorina i nuovi dati che confermano il buon andamento dell’economia spagnola. Cresciuta nel primo trimestre di quest’anno dello 0,5% grazie a esportazioni e investimenti, il 3,8% rispetto al primo trimestre del 2022. Nel 2022, il Pil è aumentato del 5,5%, recuperando il livello prepandemico. L’occupazione tiene e l’inflazione si assesta al 4,1%.

Il governo tra Psoe e Unidas Podemos chiude l’esperienza della coalizione progressista con un bilancio sostanzialmente in attivo: lo “scudo sociale” attrezzato per far fronte alla crisi pandemica e alla crisi energetica conseguenza della guerra in Ucraina ha funzionato e minimo vitale, riforma del lavoro per la stabilizzazione dei contratti e contro i licenziamenti, salario minimo superiore ai 1.000 euro, calmierazione dei prezzi degli affitti, riforma delle pensioni e tetto al prezzo del gas, hanno consentito la difesa del lavoro e delle fasce di popolazione più fragili. Intensa è stata anche l’attività legislativa in materia di diritti di cittadinanza: dalla legge sull’eutanasia alla riforma della legge sull’aborto, dal riconoscimento dei diritti per le persone lgtbi alla protezione delle donne dalle aggressioni sessuali. Per quanto riguarda il conflitto catalano acceso nell’autunno del 2017, l’indulto per i leader indipendentisti in carcere, la soppressione del reato di sedizione e la riforma del reato di malversazione hanno riaperto un dialogo tra governo spagnolo e governo catalano.

Gli ultimi sondaggi, però, per la gran parte, continuano a dare vincente il Partido Popular su quello socialista, tanto che assieme all’estrema destra di Vox, potrebbe arrivare a governare. Specialmente se non si risolverà il contrasto aperto nell’area alla sinistra del Psoe. Tra Sumar, la nuova piattaforma guidata dalla ministra del Lavoro e vicepresidente del governo Yolanda Díaz e Podemos, col suo fondatore Pablo Iglesias, la segretaria Ione Belarra e la ministra di Pari Opportunità Irene Montero. Se Sumar e Podemos si presentassero separatamente alle prossime elezioni generali, per com’è fatta la legge elettorale, diventerebbe impossibile rieditare un governo di coalizione progressista e le destre più reazionarie governerebbero la Spagna per i prossimi quattro anni.