La Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di ratifica del protocollo Roma-Tirana per la costruzione di centri di trattenimento per migranti in territorio albanese. 155 i voti favorevoli, 115 i contrari, due gli astenuti. Adesso il provvedimento governativo dovrà passare anche in Senato, dove l’iter di approvazione si annuncia ancora più rapido.

La maggioranza è stata compatta nel sostenere il progetto fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni. Tutti gli emendamenti, ordini del giorno e pregiudiziali di costituzionalità e merito presentati dalle opposizioni sono stati respinti. «Con l’approvazione del ddl si traccia la rotta per nuove politiche migratorie e difesa dei confini», ha affermato il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti.

Secondo i partiti del centro-sinistra l’intesa è uno spot elettorale di Meloni in vista delle europee anche perché rimangono problemi logistici, incongruenze giuridiche e costi spropositati. Per ora sono calcolati complessivamente in quasi 700 milioni di euro in cinque anni, ma lieviteranno ancora quando saranno chiarite tutte le voci di spesa.

A pieno regime nei centri in Albania saranno «delocalizzati» fino a 3mila migranti contemporaneamente. Nell’ipotesi del governo dovrebbero alternarsi mensilmente, ottenendo la protezione e il trasferimento in Italia oppure il rigetto della domanda d’asilo e il rimpatrio, al termine delle procedure accelerate di frontiera. Ipotesi di ritmo che difficilmente potrà avere riscontro nella realtà.

Il governo ha manifestato l’intenzione di trasferire solo uomini soccorsi in acque internazionali – sbarcando in Italia minori, donne e gli altri soggetti vulnerabili – ma sulle procedure di screening, presumibilmente a bordo delle navi, restano grandi punti interrogativi legali e operativi.

Intanto la Corte costituzionale di Tirana, che sta esaminando il ricorso delle opposizioni parlamentari albanesi, ha rinviato al 29 gennaio l’esame del protocollo. Nell’udienza di ieri i ricorrenti hanno chiesto di presentare nuove prove, citando anche le obiezioni sollevate da Amnesty. La sentenza deve arrivare entro il 6 marzo.