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Proteste al Beccaria, l’Ipm che cerca di rinnovarsi

Proteste al Beccaria, l’Ipm che cerca di rinnovarsiL'Istituto penale per minori Cesare Beccaria di Milano – LaPresse

Il Garante dei detenuti di Milano, Franco Maisto: «Fase delicata per il nuovo direttore». «L’istituto vuole mettersi alle spalle la vergogna degli agenti arrestati per tortura»

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 22 agosto 2024

Ancora una notte di tensioni e violenze, nel carcere minorile Beccaria di Milano. E ancora una volta le dinamiche non sono affatto chiare e divergono su punti sostanziali, a seconda se a riferire i fatti sono certi sindacati di polizia penitenziaria oppure altri osservatori dell’Istituto penale per minori (Ipm) milanese. L’unica cosa inequivocabile è il numero di persone finite al pronto soccorso intossicate dal fumo che si è sprigionato da un rogo in una cella: tre detenuti e sei poliziotti, di cui uno anche con trauma cranico. Nessuno è stato ricoverato.

SECONDO IL SINDACATO Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), per esempio, si tratterebbe di una «rivolta» messa in atto da un «gruppo» di reclusi. «Tutto è successo perché un detenuto aveva la tosse: a mezzanotte gli hanno procurato lo sciroppo ma lo ha rifiutato. – ha riferito alle agenzie il segretario per la Lombardia Alfonso Greco – Poi un gruppo di detenuti ha incendiato un materasso e quando il poliziotto ha aperto la cella per intervenire, i ristretti lo hanno accerchiato e picchiato. Gli hanno rotto il labbro, la testa e spruzzato l’estintore in faccia. Sono scesi, hanno colpito altri colleghi e hanno preso le chiavi e sono usciti all’aria. Sicuro volevano evadere – attesta il sindacalista – È arrivato supporto anche dai vigili del fuoco, polizia e carabinieri. Tre detenuti inviati in ospedale, rientrati all’Ipm entro due ore mentre i poliziotti feriti sono sei, quello picchiato con trauma cranico e gli altri intossicati».

DIVERSA È LA VERSIONE del Garante delle persone private di libertà della città di Milano, Franco Maisto, che riferisce al manifesto di «una protesta individuale di un ragazzo magrebino con problemi psichiatrici che ha dato fuoco ad un materasso nella sua cella, trascinandosi dietro poi altri 4 o 5 reclusi che si sono associati, come spesso avviene». Non che sia indice di minore gravità dei fatti, ma la questione non è se si tratti di «poveri ragazzi» o di «delinquenti criminali», come nel distinguo che piace al Sappe, sindacato della destra estrema. «Il problema – spiega Maisto – è che negli ultimi tempi il numero di giovani con disturbi psichiatrici è aumentato notevolmente anche negli Ipm. Per la maggior parte si tratta di minori non accompagnati che non reggono psicologicamente l’impatto con la nuova realtà, diventano disadattati e finiscono per delinquere. Vanno fuori di testa. E i più consapevoli chiedono solo farmaci, solo di essere sedati».

SECONDO IL PIÙ RECENTE rapporto di Antigone sugli Ipm, nell’ultimo anno si è registrato un fortissimo aumento di ingressi nelle carceri minorili dovuto all’inasprimento delle leggi sugli stupefacenti contenute nel “decreto Caivano”. Ebbene, il 51% dei minori o dei giovani adulti reclusi in queste strutture è straniero, e sono stranieri il 29,2% dei ragazzi complessivamente avuti in carico dai servizi della giustizia minorile, il 38,7% dei collocati in comunità, il 48,7% di chi entra in carcere.

MA C’È UN’ALTRA QUESTIONE che riguarda nello specifico l’istituto milanese: «Bisogna capire che siamo in un momento di passaggio del Beccaria, sia dal punto di vista stagionale – nel senso che tra poco riprendono tutte le attività trattamentali e dunque si intensifica il lavoro per tutti – e sia dal punto di vista della fase», è l’analisi di Maisto. «Non va dimenticato che quest’Ipm sta cercando di mettersi alle spalle lo scandalo emerso ad aprile, con l’arresto di 13 agenti e la sospensione dal servizio di altri 8, accusati a vario titolo di tortura e violenze nei confronti dei giovani reclusi, e con 3 poliziotti ancora in carcere. E dopo 18 anni di direttori che venivano dagli istituti per adulti e non erano lì a tempo pieno, il direttore insediatosi a fine 2023, Claudio Ferrari, ha finalmente riportato un approccio rieducativo vero, riattivando attività trattamentali ferme da tempo e imprimendo un vero cambiamento verso la legalità. C’è chi non digerisce affatto questo cambio di registro. Le fasi di passaggio, si sa, – conclude Maisto – sono sempre delicatissime, per la gestione del personale e dei ristretti».

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