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Proselitismo mascherato da assistenza, la strategia degli islamisti filo-Erdogan

Proselitismo mascherato da assistenza, la strategia degli islamisti filo-ErdoganTra le macerie di un edificio nella città turca di Adiyaman – Epa

Turchia Fondazioni da anni al centro di scandali di ogni tipo sono oggi presenti nei luoghi colpiti dal sisma con volontari, tende e cibo. Tutti beni che dovrebbe fornire lo Stato

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 marzo 2023

I terremoti che hanno colpito Turchia e Siria il 6 febbraio hanno creato un enorme danno nel tessuto architettonico, economico e sociale. In questo momento, soprattutto in Turchia, il regime al potere cerca di riempire la quasi totale inesistenza e l’incapacità dello Stato con associazioni e fondazioni ultrafondamentaliste che hanno un passato pieno di irregolarità e clientelismo.

Tra queste realtà presenti sul territorio c’è la Fondazione Ensar, per ben due volte al centro del dibattito nel 2012 e 2015 per i casi di sistematiche molestie commesse su 45 minorenni residenti nei suoi dormitori nella città di Karaman.

GRAZIE AL LAVORO di alcuni giornalisti e parlamentari d’opposizione, all’epoca, era stato scoperto che nonostante le numerose segnalazioni alla polizia e le relazioni mediche, le misure legali si erano limitate alla denuncia del direttore ma nei confronti della fondazione non era stata portata avanti nessuna procedura legale, né ministeriale.

Infine la questione era stata messa sotto il tappeto anche a livello politico: i parlamentari della coalizione di governo avevano votato contro l’apertura di un’inchiesta parlamentare sul caso. Oggi proprio Ensar è presente sul territorio e racconta sul suo sito ufficiale gli interventi che fa: fornire beni di prima necessità, giocattoli, stufe, coperte, materassi e tende.

Infine la fondazione dichiara di aver messo a disposizione delle persone colpite dai terremoti i suoi dormitori, quei famosi dormitori che in parte furono anche luogo delle molestie.

La fondazione ha ricevuto un messaggio di ringraziamento anche dal consigliere del presidente Erdogan, Ibrahim Kalin, in un suo tweet nei primi giorni del disastro, insieme ad altre fondazioni religiose presenti sul territorio come Tugva e Ismailaga.

Uno dei membri del consiglio amministrativo della fondazione Tugva è il figlio del presidente della Repubblica, ossia Bilal Erdogan, sempre presente nelle occasioni pubbliche legate alla fondazione.

SECONDO UN LEAK diffuso su Twitter a ottobre 2021 la fondazione risulta infiltrata nel ministero della Giustizia e la polizia. Le accuse sono state in parte accettate da Enes Eminoglu, l’attuale presidente, in diretta tv il 13 ottobre.

La fondazione spesso viene criticata per i contenuti fondamentalisti e sessisti dei suoi corsi di formazione e percorsi di educazione extracurricolare che svolge presso le scuole pubbliche. Infine, nel 2021, la fondazione fu al centro dell’attenzione per via delle irregolarità fatte emergere dall’attuale sindaco di Istanbul, Imamoglu, e legate agli appalti che ha vinto senza bando in diverse municipalità della città.

La fondazione Tugva oggi si occupa, in alcune località colpite dai terremoti, della costruzione delle «tende riservate a madri e figli» con l’obiettivo di fornire «sostegno psicosociale».

Altra realtà presente sul campo è la comunità religiosa di Ismailaga, fondata negli anni ‘50 a Istanbul. Da allora la comunità è cresciuta e oggi controlla una grande rete di donazioni, sostiene i bisogni di numerose famiglie, fornisce borse di studio agli studenti poveri, gestisce diverse scuole e dormitori in vari angoli della Turchia e infine costruisce e gestisce centri di studi sull’Islam.

È famosa per i suoi rapporti diretti con Erdogan e da alcuni giornalisti è stata definita come la forza politica del suo partito. Nel 2022 ha fatto parlare di sé per via di un caso di pedofilia emerso presso la Fondazione Hiranur legata alla comunità. Oggi anche Ismailaga è presente sui territori colpiti dal terremoto e secondo il suo sito web offre beni di prima necessità, tende, container e 1.746 volontari.

Tra le realtà fondamentaliste presenti c’è anche il Direttorato degli Affari Religiosi (Diyanet) e i suoi enti. In particolare la Fondazione di Diyanet si è attivata rapidamente per raccogliere donazioni, all’estero tramite le associazioni religiose, i consolati e le ambasciate, e in Turchia con le scatole di raccolta donazioni piazzate fuori dalle moschee.

SECONDO IL SITO ufficiale, la fondazione oggi fornisce tende, container e beni di prima necessità alle persone colpite. Contemporaneamente il Direttorato che controlla la fondazione è stato al centro di uno scandalo nei primi giorni della catastrofe.

Sul sito di Diyanet, come risposta a una domanda, si leggeva: «È possibile diventare una famiglia protettrice per i bambini rimasti orfani a causa dei terremoti. Tuttavia l’Islam non riconosce il concetto dell’adozione per via delle complicazioni legali che possono emergere. Quindi non vi è alcun ostacolo al matrimonio tra l’adottante e l’adottato». Dopo le proteste, Diyanet ha pubblicato un comunicato in cui ha cercato di chiarire il messaggio ma con scarsa credibilità.

Il regime al potere da venti anni in Turchia ha creato o ha sostenuto la nascita e la crescita di un sistema sociale, economico e burocratico fondamentalista. Anche oggi, dopo il sisma, queste realtà sono sul campo, davanti ai microfoni e alle telecamere per portare avanti la loro missione di fondamentalizzazione e affarismo mascherati da assistenzialismo.

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