La caccia alle streghe passa dalla propaganda alla dura repressione. La Camera ha bocciato l’emendamento che salvaguardava i pazienti che utilizzano cannabis terapeutica dalla persecuzione voluta da Salvini con i test antidroga su strada. Nella nuova formulazione dell’art. 187 del Codice della Strada viene infatti rimosso il principio della verifica dello “stato di alterazione psico-fisica” alla guida, aprendo alla punibilità di chiunque abbia usato sostanze psicotrope, anche giorni o settimane prima di mettersi al volante.

Il governo Meloni ha chiesto il rinvio del giudizio del TAR del Lazio sul decreto CBD Schillaci-Speranza, in attesa di un parere tecnico sulla pericolosità della sostanza che due Governi non hanno saputo produrre in ben tre anni.

La settimana scorsa è stata annunciata infine la sospensione di Canapa Mundi, decisa dagli organizzatori per tutelare la sicurezza e il benessere dei partecipanti ed evitare loro i controlli a tappeto dello scorso anno. Il risultato della demonizzazione priva dunque Roma della sua fiera internazionale della canapa.

In Europa invece si respira tutt’altra aria.

La novità più importante arriva dalla Repubblica Ceca. È giunta sul tavolo della coalizione governativa di centro-destra la proposta di una nuova legge sulle droghe che vuole regolamentare le sostanze a seconda del loro effettivo livello di nocività.

Prevenzione del rischio, riduzione del danno e politiche basate sulle evidenze scientifiche sono alla base dell’approccio voluto dal coordinatore nazionale antidroga Jindrich Voboril.

Sulla cannabis la proposta ceca pare allinearsi alla linea di Malta e Germania, evitando conflitti con l’Unione Europea e le sue norme quadro in materia di sostanze stupefacenti. Non ci sarà quindi per ora un vero e proprio mercato legale della cannabis, anche se lo stesso Voboril ed il Partito Pirata al governo non escludono una sua reintroduzione nel dibattito, almeno in forma sperimentale. Viene confermato invece il regime di decriminalizzazione di coltivazione e possesso ad uso personale, già in vigore con altre modalità dal 2010. A questo si aggiungerà un unico canale legale, alternativo alla coltivazione casalinga: i Cannabis Social Club.

Dopo alcuni mesi di consultazioni, sul dossier si è aperto il dibattito politico. Non mancano le voci critiche, come quella di Marek Výborný, Ministro dell’Agricoltura del Partito Popolare, che ha espresso forti dubbi sulla riforma, che a suo parere farebbe aumentare il numero delle persone assistite dai servizi per le dipendenze. Uno dei tanti pregiudizi che le esperienze internazionali hanno già smentito o ridotto a problema risolvibile tramite una buona regolamentazione.

Tornando alla Germania, il Ministro della Salute Lauterbach ha confermato che – nonostante i mugugni dentro l’SPD – il primo pilastro della riforma tedesca, limitato all’uso personale e ai Cannabis Social Club, andrà all’esame del Bundestag il 19 febbraio per essere esecutivo dal primo aprile 2024.

Chi continua a non preoccuparsi delle normative europee sono i Paesi Bassi: trincerandosi dietro al divieto formale previsto dalla legge olandese, il regime di tolleranza dei coffeshop è stato implementato a metà dicembre dalle prime sperimentazioni di legalizzazione anche del loro approvvigionamento, a Breda e Tilburg.

Fuori dall’Unione, la Svizzera ha visto partire le prime sperimentazioni di vendita legale della cannabis a Basilea, Zurigo, Ginevra, Berna, Lucerna e Bienne. Ultima Losanna, dove l’apertura di un unico negozio – secondo Addiction Suisse, il Centro di ricerca incaricato di monitorare la sperimentazione – avrebbe intercettato in poche settimane già il 5% del mercato locale di cannabis.

La campagna elettorale per il Parlamento Europeo contrasterà la cupa nube proibizionista che sovrasta il nostro paese?