Profughi siriani, un dramma finanziato dall’Europa
Diritti umani Human Rights Watch accusa le autorità libanesi e cipriote di abusi e deportazioni
Diritti umani Human Rights Watch accusa le autorità libanesi e cipriote di abusi e deportazioni
La guerra tra Hezbollah e Israele che va avanti da quasi un anno ha necessariamente spento i riflettori su temi altrettanto urgenti e importanti, come quelli della crisi politica e finanziaria e la decennale questione dei rifugiati siriani in Libano.
Un report uscito ieri di Human Rights Watch documenta come le autorità libanesi e cipriote stanno collaborando per impedire ai rifugiati siriani di raggiungere l’Europa, deportandoli in Siria senza alcuna garanzia di rispetto dei diritti umani, mettendo ulteriormente a rischio la loro vita. Per esempio, i rifugiati intercettati dalla guardia costiera cipriota vengono spediti in Libano e da qui deportati immediatamente in Siria dalle forze armate libanesi.
IL REPORT inoltre sottolinea la complicità dell’Unione europea nelle violazioni dei diritti umani attraverso il suo sostegno finanziario alle forze di sicurezza libanesi. Con la recente assegnazione da parte dell’Ue di 1 miliardo di euro al Libano per la gestione delle frontiere, il report evidenzia l’urgente necessità che venga garantito che i fondi dell’Ue non contribuiscano a violazioni del diritto internazionale.
La crisi finanziaria che vede il Libano in ginocchio dal 2019 ha accelerato la tendenza a partire su imbarcazioni di fortuna per la meno conosciuta ma molto trafficata rotta balcanica (Libano-Cipro-Turchia o Grecia-Balcani): siriani in maggior numero, ma anche libanesi delle classi sociali meno abbienti, soprattutto delle province di Tripoli e Akkar, nel nord povero del paese.
DALL’INIZIO DELLA GUERRA CIVILE in Siria, si sono riversati in Libano quasi due milioni di siriani (dati ufficiali dell’Onu, che però ha smesso di registrare gli ingressi nel 2017 e non considera né le nuove nascite né gli ingressi irregolari) su una popolazione di circa 4 milioni di libanesi, in un territorio di 10km quadrati (l’estensione dell’Abruzzo). Va poi ricordata la presenza di mezzo milione di palestinesi in 12 campi profughi. Il Libano è diventato quindi uno dei paesi al mondo con il più alto tasso di immigrati in termini assoluti.
È IL CONTESTO in cui si inserisce il report di HRW. Come spiega al manifesto Nadia Hardman, ricercatrice della divisione diritti dei rifugiati e dei migranti di HRW e redattrice del report, «ci preme far sapere che la Comunità europea sta da un lato sottostimando le violazioni dei diritti umani e dall’altro le sta in qualche modo finanziando. Ovviamente non in maniera diretta, ma con la documentazione esistente è impossibile non sapere delle deportazioni sommarie, dell’uso improprio della violenza, degli abusi commessi dalle autorità libanesi e cipriote, finanziate proprio per occuparsi del fenomeno della migrazione siriana in Libano e nel Mediterraneo. La nostra – aggiunge Hardman – è un’indagine follow the money (segui i soldi). Salta agli occhi come non sia esistita e non esista alcuna condizionalità sui molti fondi arrivati dal 2020 a oggi e che, apprendiamo, saranno raddoppiati nel 2025. Nessuna conseguenza quindi per le violazioni ma, verrebbe da dire, una ricompensa».
UNA NUOVA STRETTA sui siriani illegali in LIbano è in corso da vari mesi ed è aumentata la retorica anti-siriana nel paese, fomentata soprattutto dai gruppi della destra cristiana come il Kataeb e le Forze Libanesi.
Intanto la guerra a sud non si ferma. Ieri sera una donna è stata uccisa in un bombardamento israeliano a Qabrikha, periferia di Marjayouneh; due i feriti, tra cui un bambino di 12 anni. Unifil (la missione Onu al confine) ha inutilmente più volte chiesto a Israele di evitare postazioni civili, come pure inutilmente ha chiesto di non utilizzare le munizioni al fosforo bianco documentate da Amnesty International, HRW e dalla stessa Unifil.
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