Procedure accelerate. Primi due rimpatri da Porto Empedocle
Migranti Piantedosi esulta. Si tratta di due cittadini tunisini. Per uno ieri udienza per la protezione in tribunale: si è collegato da Sfax. Avviso ai magistrati di Palermo: le convalide saranno di più. Riapre anche il centro di Modica
Migranti Piantedosi esulta. Si tratta di due cittadini tunisini. Per uno ieri udienza per la protezione in tribunale: si è collegato da Sfax. Avviso ai magistrati di Palermo: le convalide saranno di più. Riapre anche il centro di Modica
«Rimpatriati i primi due stranieri grazie alle procedure accelerate alle frontiere. Un efficace strumento di contrasto all’immigrazione irregolare inserito, anche grazie all’Italia, nel nuovo Patto migrazione e asilo». È un tweet raggiante quello diffuso ieri mattina dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Stavolta accanto al testo compare il suo volto sorridente, mentre le comunicazioni quotidiane sui migranti riportati a casa hanno sempre foto di cittadini stranieri.
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Porto Empedocle, il Viminale accelera pensando all’AlbaniaDAL PUNTO DI VISTA del governo le ragioni di esultare ci sono tutte: non si tratta di rimpatri come gli altri, sono stati realizzati con le nuove procedure express entrate in funzione nel centro di trattenimento di Porto Empedocle, aperto in fretta e furia ad agosto. Il primo tentativo di applicarle, nell’analoga struttura di Modica-Pozzallo, era naufragato perché i giudici di Catania avevano rimesso in libertà i richiedenti asilo.
Trasferito il luogo di reclusione la competenza è passata a Palermo. Questo tribunale, in virtù di una modifica normativa intervenuta a maggio, ha dato il via libera alla detenzione in alcuni casi, sempre di cittadini tunisini, in altri no. Le decisioni variano in base alle motivazioni delle ordinanze di trattenimento firmate dal questore di Agrigento.
TRA I DUE RIPORTATI indietro c’è A. A. che in Italia è stato il primo straniero in assoluto costretto a svolgere la procedura d’asilo «accelerata alla frontiera» in un centro chiuso. L’uomo era arrivato a Lampedusa il 19 agosto: è rimasto sul territorio nazionale 17 giorni. Nel mezzo la commissione territoriale ha respinto la sua domanda, un magistrato ha convalidato il trattenimento a Porto Empedocle, un altro ha detto no alla sospensiva dell’espulsione, il giudice di pace di Caltanissetta ha confermato la detenzione nel locale Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr), dove era stato portato il 3 settembre.
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Porto Empedocle, 70 posti nella prigione per richiedenti asiloIl giorno stesso di quest’ultima decisione, il 5 settembre, l’uomo è stato rimpatriato alla spicciolata. In pratica lo hanno riportato a casa prima che la sua richiesta di protezione internazionale fosse esaminata dal potere giurisdizionale. Cosa prevista ieri, giorno dell’udienza che si è comunque tenuta: le ragioni alla base della domanda permangono anche in caso di rimpatrio.
Sollevando grande stupore nella Corte l’avvocata del tunisino, Rosa Emanuela Lo Faro, è riuscita a farlo collegare attraverso un link (tutto si svolgeva da remoto). «Credo non sia mai avvenuto prima che un richiedente partecipasse a un’udienza di questo tipo dal suo paese di origine, dopo l’esecuzione del rimpatrio. In genere le autorità danno per estinti questi casi, ma è una supposizione, non quello che prevede la legge. La commissione territoriale non si è neanche presentata per sostenere le ragioni del diniego», dice la legale.
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La detenzione nel centro di Porto Empedocle, un esperimento contro la CostituzioneAL TRIBUNALE, A. A. ha presentato una lettera in francese in cui ripercorre la sua storia, affinché sia messa agli atti. Il giudice si è riservato di decidere su questo e sulla richiesta di sospensiva dell’espulsione per ragioni «di giustizia» ma soprattutto «umanitarie» avanzata nel frattempo da Lo Faro, secondo la quale «non c’era ragione di rimpatriare con tanta fretta il mio assistito». Se il giudice la concedesse, ma non è semplice, l’esito sarebbe clamoroso: all’uomo dovrebbe essere garantito il reingresso nel territorio nazionale.
I «motivi di giustizia», il diritto a partecipare al procedimento, potrebbero venir meno per l’uso della connessione digitale. Restano comunque quelli umanitari, il rischio che il cittadino tunisino subisca violenze. «Sono a Sfax, nascosto. Ho paura che mi facciano del male – racconta al manifesto che lo ha raggiunto al telefono – In passato ho avuto una relazione con una ragazza, i suoi fratelli mi hanno picchiato duramente più volte, causandomi anche una mutilazione. Temo lo facciano ancora».
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Modica, resta vuoto il centro per migrantiINTANTO il Viminale ha avvisato il tribunale di Palermo che i numeri di Porto Empedocle aumenteranno: deve prepararsi a un ritmo serrato di convalide. L’implementazione dell’iter accelerato passerà anche per il centro di Modica-Pozzallo: è vuoto dall’autunno scorso, ma potrebbe tornare a riempirsi nei prossimi giorni. Soprattutto se ci saranno nuovi sbarchi a Pozzallo.
Sono le prove generali per i centri in Albania: non apriranno prima di ottobre, ma resta da vedere se i precedenti che ieri hanno fatto gioire Piantedosi saranno replicati oltre Adriatico, dove la base giuridica dei trattenimenti è ancora più controversa.
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