È «probabile» che Israele abbia usato delle armi fornite dagli Stati uniti in violazione del diritto umanitario internazionale. È quanto si afferma nell’ultimo rapporto presentato al Congresso dal dipartimento di Stato sulla guerra a Gaza, specificando, però, che le conclusioni a cui arriva riguardo le responsabilità israeliane non sono definitive.

SECONDO il rapporto del dipartimento di Antony Blinken, è «ragionevole supporre» che le armi e le munizioni statunitensi inviate a Israele siano state usate in un modo «non in linea» con il diritto umanitario, ferendo e uccidendo i civili. Ma visto che il dipartimento di Stato non ha delle prove inconfutabili, ha stabilito che non è possibile avere la certezza che Israele abbia davvero violato il diritto internazionale, e quindi non suggerisce alcun cambiamento nella politica Usa con Israele per una violazione che è solo plausibile, ma non provata.
Il rapporto conclude inoltre che Israele non sta attualmente bloccando gli aiuti umanitari per Gaza, nonostante le «profonde preoccupazioni» per il fatto che la consegna di aiuti nella Striscia «resta insufficiente».

IL RAPPORTO di 46 pagine include una sezione dedicata a una legge del 1997, la Legge Leahy, che vieta l’assistenza degli Stati uniti a «qualsiasi unità delle forze di sicurezza di un paese straniero se il segretario di Stato ha informazioni credibili che tale unità abbia commesso una grave violazione dei diritti umani». Ma le circa 14 pagine riguardanti Israele non fanno specificamente menzione della legge, o al dubbio che Israele possa non rispettarla.

A dicembre il New York Times aveva pubblicato un’inchiesta in cui veniva dimostrato l’uso di bombe particolarmente potenti in delle zone molto popolate della Striscia di Gaza. Queste bombe, da 900 chili l’una, erano state mandate a Israele anche dagli Stati uniti.
Nel rapporto del dipartimento di Stato, invece, la responsabilità di Israele per le vittime civili a Gaza vengono minimizzate. La comunità dell’intelligence Usa ha valutato che «non vi era alcuna indicazione diretta del fatto che Israele abbia preso di mira intenzionalmente i civili», anche se «Israele potrebbe fare di più per evitare danni» alla popolazione civile.

«MENTRE ISRAELE ha la conoscenza, l’esperienza e gli strumenti per attuare le migliori pratiche per mitigare i danni civili nelle sue operazioni militari – si legge nel rapporto – i risultati sul campo, compresi gli alti livelli di vittime civili, sollevano interrogativi sostanziali sul fatto che le stia utilizzando in modo efficace in tutti i casi».

Dopo la pubblicazione del rapporto, una task force indipendente si è espressa definendolo «nella peggiore delle ipotesi, intenzionalmente fuorviante in difesa di atti e comportamenti che probabilmente violano il diritto umanitario internazionale e potrebbero costituire crimini di guerra». Della task force fanno parte due ex alti funzionari del dipartimento di Stato e l’avvocata per i diritti umani Noura Erakat. «Ancora una volta – ha dichiarato -, l’amministrazione Biden ha guardato in faccia i fatti e poi ha chiuso le tende».

Il mese scorso 26 democratici, tra cui uno dei dirigenti della campagna elettorale del presidente Joe Biden, hanno messo in dubbio le affermazioni del governo i secondo le quali Israele stava utilizzando le armi statunitensi in conformità con il diritto internazionale, alla luce di «rapporti e accuse credibili e profondamente preoccupanti».