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Primo vertice Biden-Xi, tra dialogo e linee rosse

Primo vertice Biden-Xi, tra dialogo e linee rosseAgenti davanti a un'insegna del G20 a Bali – Ap

G20 di Bali Primo incontro faccia a faccia tra i capi delle due super potenze: sul tavolo i difficili equilibri nell'indopacifico. Di Putin e Zelensky solo l’ombra: per il primo parlerà il ministro Lavrov, il secondo apparirà in video

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 13 novembre 2022

Inizia dopodomani a Bali il 17mo summit del G20 quest’anno a presidenza indonesiana. Ma già lunedì l’isola degli dei apre le danze con un incontro senza precedenti: quello tra Joe Biden e Xi Jinping che non si erano mai incontrati a quattrocchi da quando entrambi sono a capo delle due maggiori potenze mondiali.

Non è l’unico incontro degno di nota in un summit che, oltre ai dibattiti in agenda su pandemia, ambiente e transizione digitale, avrebbe voluto tentare il colpo di far incontrare Putin e Zelensky.

INCONTRO che non ci sarà perché Putin per primo ha dato forfait né la situazione sul campo favorisce tra i due Paesi in conflitto spazi di dialogo che al momento non si vedono. O forse è vero il contrario e nessuno vuole esporsi troppo.

Non di meno la guerra è già entrata coi piedi nel piatto ieri a Phnom Penh al vertice Asean (Associazione del Sudest asiatico) quando il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha esortato l’associazione a far pressioni per evitare che Mosca «giochi sulla fame» nell’accordo in scadenza sul grano nel Mar Nero.

L’accordo – mediato da Onu e Turchia – consente l’esportazione di cibo e fertilizzanti da diversi porti ucraini ma potrebbe concludersi il 19 novembre se Mosca e Kiev si opponessero alla sua estensione.

Ma se i dieci Paesi Asean, che hanno intanto aperto le porte a un ingresso di Timor Est in panchina da anni, guardano con attenzione al G20 indonesiano, sono certo più attenti – e non solo loro – a quanto salterà fuori dal colloquio tra Biden e Xi, due imperi il cui attrito maggiore – economico, politico e anche militare – si gioca nell’Indo Pacifico.

A DIRE DI COSA parleranno è stato lo stesso Biden: si concentreranno su «quali sono le nostre linee rosse», ha detto lasciando aperta la porta del dialogo per «risolvere» i contenziosi che creano conflitto tra i due Paesi. Biden non ha nascosto che affronterà il nodo Taiwan ma anche quello del commercio, al centro della guerra a Pechino firmata Trump. Infine Biden ci va con alle spalle le elezioni di midterm che anziché indebolirlo lo hanno rafforzato.

Per altro, ricordava il New York Times, Biden è anche l’uomo che in ottobre ha scritto in un documento sulla strategia di sicurezza nazionale che la Cina «è l’unico Paese con l’intento di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per portare avanti tale obiettivo».

Quanto a Xi viene dal recente Congresso del Partito che ha visto crescere il potere della sua leadership, monolitica dal 2012. Il suo incontro con Biden viene salutato così dal Global Times, giornale specchio delle intenzioni del Pcc: «In un momento in cui le tensioni tra le due maggiori potenze stanno aumentando, il significato (dell’incontro) è evidente… un segnale positivo che può aiutare ad alleviare la tensione della situazione… un’aspirazione comune sempre più forte della comunità internazionale è promuovere le relazioni Cina-Usa – conclude il giornale di Pechino che accenna anche al capitolo Taiwan – per tornare sulla strada giusta di uno sviluppo sano e stabile».

Biden intanto, che al vertice Asean di ieri non è riuscito a evitare una figuraccia chiamando Colombia la Cambogia (Paese ospitante), non ha però lanciato nessun affondo verso la Cina, Paese concorrente in quest’area del mondo, se non riferendosi genericamente a una regione indo pacifica «libera e aperta, stabile e prospera, resiliente e sicura».

L’APPROCCIO dell’incontro di domani sembra dunque morbido. Poi si vedrà. Le scintille non dovrebbero invece mancare al G20 balinese anche se molto depotenziate. Ma di Putin e Zelensky ci sarà solo l’ombra, come nel wayang kulit, il teatro delle ombre indonesiano.

Il primo si farà rappresentare dal ministro Lavrov e forse si farà vivo in videoconferenza. Il secondo parlerà via internet ai delegati. Il sogno del presidente indonesiano Jokowi di fare di Bali una sorta di platea negoziale tra Mosca e Kiev è fallito anche se Jokowi ha tenuto il punto quando i Paesi occidentali, chi più chi meno, chiedevano di non invitare Putin.

Nonostante tutto, Jokowi può se non altro, non solo vantarsi di aver premuto l’acceleratore sul problema clima durante la sua presidenza G20, ma anche sciorinare una crescita economica che fa invidia a tutti: l’ufficio statistico di Giacarta stima la crescita indonesiana al 5,72% nel terzo trimestre del 2022 a fronte di un rallentamento della crescita mondiale che, per la Banca Mondiale, si ridurrà dal 4,1% al 3,2%.

Gli occhi comunque restano puntati sul 15 e 16 quando si parlerà anche di Ucraina: anche per vedere cosa dirà Biden, preceduto dalle dichiarazioni del generale Milley secondo cui nessuna vera vittoria sul terreno è possibile.

Intanto un risultato c’è: i ministri della Sanità del G20 hanno deciso di istituire un fondo per la pandemia cui venti Paesi (tra cui l’Italia) si sono offerti di contribuire per arrivare a quasi un miliardo e mezzo di euro per aiutare sistemi sanitari in difficoltà causa Covid.

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