Primo atto di Appendino: il benservito a Profumo
Toruino Critiche del neo-sindaco al presidente della Compagnia di San Paolo scelto da Fassino negli ultimi mesi del suo mandato: «Non condivido la sua nomina»
Toruino Critiche del neo-sindaco al presidente della Compagnia di San Paolo scelto da Fassino negli ultimi mesi del suo mandato: «Non condivido la sua nomina»
L’amministrazione a Cinque Stelle di Torino inizia subito con un altolà chiedendo le dimissioni di Francesco Profumo, ex ministro dell’Istruzione e attualmente presidente della Compagnia di San Paolo. «Chi ha fatto certe scelte che io ho contrastato, come aumentarsi lo stipendio, dovrebbe trarne le conseguenze e fare un passo indietro», ha detto la neo-sindaca. «Non ho condiviso l’assetto delle nomine fatte nelle ultime settimane di mandato dal mio predecessore Piero Fassino. Per questo nel regolamento della città di Torino introdurremo come prevede il nostro programma, il semestre bianco in base al quale negli ultimi sei mesi del suo governo il sindaco non potrà fare nomine».
A stretto giro di posta è arrivata la replica della più grande fondazione bancaria italiana, che nell’azionariato della banca Intesa Sanpaolo detiene la fetta più grande (9,3%): «La Compagnia ha potuto esser partner leale e affidabile di tutte le istituzioni, di volta in volta governate da diversi colori politici, proprio perché è un ente autonomo, filantropico e di natura privata interessata a lavorare per e con i territori di riferimento. Ridurre il processo di nomina dei vertici a una mera questione di indicazioni politiche e spoil system non corrisponde alla realtà delle regole e dei comportamenti».
Inizia, dunque, subito col botto il nuovo corso sotto la Mole, dopo il ribaltone di Chiara Appendino nel secondo turno che ha recuperato lo svantaggio distanziando il sindaco uscente Piero Fassino, un top player del Pd (nonostante l’età «rottamabile» secondo la scala renziana), di 9 punti percentuali. È finita 54,56% a 45,44%, con 202.764 voti conquistati dalla vincitrice (erano 118.273 al primo turno) e 168.880 raccolti dallo sconfitto (erano 160.023 domenica 5 giugno). Significa che tutti coloro che non hanno votato i due contendenti al primo turno hanno deciso di rivolgere la propria preferenza, fossero di destra o di sinistra, alla candidata pentastellata. A decidere sono state le periferie e l’affluenza simile a quella di due settimane prima. Nella periferie più o meno lontane (da Mirafiori a San Paolo al record delle Vallette e di Barriera di Milano con oltre il 60% dei voti) ha prevalso di gran lunga Appendino, Fassino ha tenuto solo nel centro e nei quartieri collinari, ovvero le zone più benestanti di Torino. Un voto di popolo e di rottura.
«Voglio rivolgermi – ha sottolineato Appendino – anche a chi non mi ha votato: Torino è una città divisa in due, ce n’è una parte che si sente sola. Non vogliamo più che sia così, il resto della città dovrà abbracciarla». Domenica sera la piazza del Comune si è presto riempita, attivisti M5s ma anche cittadini lontani dalla politica. Urlavano «Onestà», motto retorico del Movimento di Beppe Grillo. Uno spaccato inedito in una città solida roccaforte Ds-Pd per 23 anni. Inedite erano le bandiere No Tav sventolate quando la neo-sindaca si è affacciata dal balcone. E proprio sul caldo tema dell’alta-velocità Torino-Lione ha detto: «Un sindaco non può bloccare la Tav, quello che farò è portare al tavolo le ragioni del “no”, dialogherò con tutti e ascolterò le ragioni di tutti e se non ci sarà dialogo possibile lasceremo l’Osservatorio».
Tra le priorità di Appendino c’è l’ascolto dei cittadini: «Sarò in costante contatto con i cittadini, dedicherò un giorno alla settimana ad incontrarli e una volta al mese farò una giunta su Facebook». La prima cittadina ha annunciato che presenterà gli ultimi assessori della sua squadra «nei prossimi giorni». La squadra, selezionata in base al curriculum, è eterogenea: si va dall’assessore all’urbanistica Guido Montanari, docente di Storia dell’architettura al Politenico, attivista di sinistra a difesa del paesaggio e dei beni comuni, all’assessore al bilancio Sergio Rolando, che da direttore finanziario della Regione è stato l’uomo dei conti del leghista Roberto Cota. Fino a Marco Giusta, assessore ai Giovani e attuale presidente dell’Arcigay.
Nella giorno della consacrazione sono arrivati gli auguri del presidente di Exor e Fca, John Elkann: «Sicuramente ciò che l’elettorato ha espresso col voto di ieri è la volontà di cambiamento. E il mio auspicio è che con questo cambiamento possa mantenere la forza della città». Auguri pesanti del pezzo più alto di quel Sistema che i 5 Stelle hanno promesso di sovvertire. Chissà…
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