Il voto per le primarie Rep di Indiana e Ohio sono state un test dell’influenza di Donald Trump nella direzione del Gop per le elezioni di midterm, quando i repubblicani potrebbero riconquistare la maggioranza alla Camera e al Senato.

Dal risultato la direzione sembra segnata. Trump ha messo in gioco il suo capitale politico e ha vinto: tutti e 22 i candidati che ha sostenuto hanno conquistato la nomina. Anche per la sfida di profilo più alto, le primarie Gop per il Senato dell’Ohio, a vincere è stato il candidato sostenuto dal tycoon, J.D. Vance, in gran parte grazie al potere di approvazione di Trump.

Vance è un personaggio non amato dai vertici del partito. Nel 2016, aveva definito Trump un «cancro», ma poi si è riconciliato con The Donald, che lo ha definito «la nostra migliore carta in una partita molto difficile».

In uno Stato che nel 2020 ha eletto Trump con il 53% dei voti, la vittoria di Vance in Ohio rappresenta un segnale positivo per il tycoon, che conferma di avere il polso della maggioranza degli elettori repubblicani. Certo, l’asticella del successo in queste primarie non era così alta, Trump ha sostenuto candidati che hanno affrontato un’opposizione simbolica, ma il successo di Vance, come quello dell’ex consigliere della Casa bianca Max Miller per il posto da rappresentante della Camera, chiariscono la direzione del partito.

Entrambi i vincitori hanno usato come tema principale delle loro campagne indirizzate alla classe operaia, un vecchio cavallo di battaglia di Trump: l’attacco alla Cina e alla sua manifattura. Sono candidati giovani e probabilmente arriveranno al Congresso, una sorta di ponte verso il trumpismo anche dopo Trump.

E sono esempi degli effetti di come Trump ha cambiato la politica del Gop, anche se ci sono limiti alla sua influenza: i candidati pro-Trump danno il meglio nelle aree rurali, resta la questione di quanto bene possa fare il trumpismo in altre aree.