Elly Schlein comincia a credere davvero in una possibile vittoria alle primarie del 26 febbraio. Sarà per il nervosismo del competitor Bonaccini, che ogni giorno ripete come una litania la lista dei big che la sostengono, da Franceschini a Orlando e Zingaretti, per dimostare che lei non è una novità. Per altro dimenticando che tutta la prima fila del renzismo, da Guerini a Lotti, Marcucci, Picierno e Bonafè, sta con lui.

DOMANI SERA SU SKYTG24, alle 20.30, il primo e unico confronto tra i due sfidanti alle primarie. Mentre i dati dei congressi di circolo, che si chiudono oggi anche nel Lazio e in Lombardia, confermano la vittoria di Bonaccini al primo turno: per lui 71mila voti tra gli iscritti (54%), circa 25 in più di Schlein che si ferma a 44mila (33,9%). Per lei ieri pomeriggio la prova della piazza a Testaccio, Roma: circa 2mila i presenti.

Tanti selfie, strette di mano, soprattutto donne di tutte le età. «C’è entusiasmo», sussurra mentre scende dal palco. «Le persone che ho incontrato in giro per l’Italia vogliono tornare a crederci, è quello che serve per ricostruire il Pd». In queste settimane di tour quello che ha capito è che «la base chiede più chiarezza e più coraggio su lavoro, diseguaglianze, clima e diritti. È quello che vorrei fare se venissi eletta».

Sul palco con lei ci sono Zingaretti, Francesco Boccia, Alessandro Zan, Laura Boldrini, Livia Turco, il portavoce della mozione Marco Furfaro col figlio in braccio. In piazza anche i dirigenti di Articolo 1, da Arturo Scotto a Alfredo D’Attorre, freschi di rientro nel Pd e ora tutti al fianco della candidata.

UN MIX DI STORIE E CULTURE accomunate dalla convinzione che al Pd non basti qualche ritocchino. «Questa piazza piena di gente dopo la drammatica sconfitta delle regionali conferma che per tornare a vincere il Pd deve cambiare radicalmente», confida Zingaretti. «L’oggetto dello scontro congressuale è questo: si vince conservando o rinnovando?».

Anche Boccia pare ottimista: «Gli altri hanno fatto tutta la campagna sicuri di vincere senza problemi. E adesso stanno capendo che non è così». E ricorda: «Io le primarie le ho vissute tutte dal 2007, quasi mai ci sono stati comizi in piazza, forse ad eccezione di Veltroni. Si preferiva stare in luoghi chiusi».

Dal palco Schlein batte sui suoi temi: la lotta alla precarietà, «stare dalla parte di chi non ce la fa», «basta con i contratti a termine» che furono esaltati dal governo Renzi. E ancora: il clima e i diritti civili, «serve una legge contro l’omobilesbotransfobia». «Ci serve una linea più chiara, lo dico a chi è stato ossessionato dalla rincorsa al centro e non si è accorto che ci siamo persi i nostri per strada», dice Schlein. «La terza via ha portato i ceti medi a impoverirsi, ora bisogna cambiare questo modello di sviluppo. La destra fa la destra al governo, noi dobbiamo ricostruire la sinistra».

Una stoccata a Bonaccini, pur senza nominarlo: «Essere amministratori non è una linea politica». La conclusione è da combattimenti: «Noi vinceremo, sarò la prima segretaria femminista del Pd».

NELLE STESSE ORE il governatore emiliano è a Firenze, in casa del suo principale sponsor Dario Nardella, al Mandela Forum (davanti a un migliaio di persone). «Ho in mente un Pd che torni a vincere come ho dimostrato tre anni fa battendo la destra nelle urne e non nei talk show». «Voglio un gruppo di gente che consumi le suole delle scarpe, vada dove la gente vive, lavora e studia», ha detto ancora Bonaccini.

«Usiamo un linguaggio per cui ci capisca chi ha due lauree ma anche chi non ha potuto studiare, perché il loro voto pesa allo stesso modo. E cancelliamo alcune parole che ci hanno resi antipatici, guardando troppo spesso gli altri con la puzza sotto al naso, l’idea che avevamo sempre ragione noi: non siamo superiori moralmente a nessuno, la ragione te la danno i cittadini».

IL GOVERNATORE IN QUESTI ULTIMI giorni sta cercando di sterzare a sinistra. E così annuncia un referendum per il salario minimo e insiste sulla lotta alla precarietà. «Sono figlio di un camionista e di un’operaia del Pci, non prendo lezioni di sinistra da nessuno», la bordata lanciata alcuni giorni fa a Schlein. «Non ci serve un partito di protesta».

Lei si rivolge ai sostenitori in piazza: «Dovete convincere chi non ci crede più, e ce la faremo». Nell’ultima settimana batterà le grandi città, da Milano a Bologna a Palermo, dove già il voto nei circoli le ha dato risultati sopra la media. Anche a Roma, con metà circoli scrutinati, sta al 40% contro il 46% del rivale. Per lei è essenziale portare ai gazebo tante persone fuori dai circuiti di partito. Solo così può sperare di ribaltare i pronostici.