Primarie ai gazebo ma anche online: tregua armata nel Pd
Dopo infinite discussioni, che hanno dominato la vita del Pd nei primi giorni dell’anno, ieri a ora di cena la direzione ha approvato le regole per il congresso. Le tensioni sono arrivate alle stelle martedì e sono poi tracimate in tutta la giornata di ieri, tanto che la riunione della direzione, prevista per le 12.30, è slittata alle 19.30.
UNO PSICODRAMMA CHE HA riguardato sostanzialmente la proposta di Elly Schlein di votare anche online alle primarie di febbraio, che sono state spostate dal 19 al 26 con il consenso di tutti. Una proposta che gli altri candidati hanno guardato con sospetto, tanto che martedì sera dal comitato di Stefano Bonaccini era arrivata una dura presa di posizione: «Le regole del congresso sono state già cambiate per consentire a chi non era del Pd di partecipare (Schlein, ndr). La sola ipotesi che si possa spaccare il partito per cambiarle, a congresso già in corso, sarebbe sciagurata». «Se ci spacchiamo sulle regole rischiamo di essere individuati come marziani», è tornato di nuovo alla carica ieri il governatore emiliano.
In realtà, la proposta di Schlein poteva tranquillamente essere votata ieri dalla direzione. Ma a tutti i costi si è voluta evitare una conta che agli occhi di Letta sarebbe stata «deleteria». Perché non è chiaro. Ha provato a spiegarlo il suo braccio destro Marco Meloni: «Dovevamo evitare di spaccarci sulle regole, che sono il presupposto per il riconoscimento reciproco anche dopo le primarie». Tradotto: senza regole condivise chi perde avrebbe avuto una ragione in più per andarsene in caso di sconfitta.
ALLA FINE IL REGOLAMENTO è passato con 1 contrario e 9 astenuti. Paola De Micheli, una dei candidati, non ha partecipato al voto: «Il voto online andava discusso per tempo, non si introduce a 40 giorni dalle primarie». De Micheli contesta anche la mediazione trovata dagli sherpa dei candidati che hanno lavorato come matti.
In sostanza potrà votare online (e solo con una rigida modalità di registrazione come lo Spid e previa registrazione entro il 12 febbraio), solo chi risieda all’estero, abbia disabilità, una malattia o altro impedimento da autocertificare, e chi vive in località «troppo distanti» dai seggi delle primarie.
PIÙ CHE DI UN COMPROMESSO, si tratta di una bozza, che la commissione per il congresso (votata ieri) dovrà ulteriormente limare per stabilire, ad esempio, quale sia la distanza dal seggio che consente il voto online. «Com esi stabilisce la distanza? Questa è una pagliacciata inventata per dare soddisfazione a uno solo dei candidati», tuona dal palco Enza Bruno Bossio, ex deputata che sostiene De Micheli.
Soddisfatta invece Schlein: «È una vittoria per il Pd. Rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo».
LETTA È ARRIVATO STREMATO alla riunione. «So che questo accordo non ha soddisfatto tutti, ma sarò garante di questo punto di equilibrio. È stato un lavoro faticoso, tutti hanno fatto uno sforzo». E dopo il voto si è detto «molto soddisfatto e confortato. Era il migliore punto di caduta possibile». Il segretario uscente ha parlato di un «percorso congressuale difficile» e, ricordando in mattinata David Sassoli a un anno dalla morte, ha esortato a essere «orgogliosi di essere democratici» e «uniti fino alla fine». «Basta farsi del male nel racconto che si fa all’esterno».
DAL FRONTE BONACCINI (che ha inccassato il sostegno del capogruppo a Bruxelles Brando Benifei) si dicono «molto soddisfatti». «Abbiamo fatto di tutto per evitare una spacatura, con grande senso di responsabilità». E sottolineano che il grosso dei voti sarà in presenza ai gazebo: «Siamo un partito solido e radicato, una comunità, non una piattaforma virtuale».
Scintille tra i numeri due delle mozioni principali, Dario Nardella (Bonaccini) e Francesco Boccia (Schlein) sull’alleanza con i 5 stelle. «C’è futuro anche senza di loro», dice il sindaco di Firenze. E Boccia: «Nel 2022 un pezzo di Pd, con la testa in una parte del Nord, ha teorizzato la rottura con il M5s: il risultato è Meloni a Palazzo Chigi».
Il prossimo appuntamento è l’assemblea costituente del 22 gennaio, che dovrebbe votare il nuovo manifesto dei valori (se si troverà un’intesa). Le candidature a segretario dovranno essere presentate entro il 27 gennaio; tra il 3 e il 12 febbraio il voto nei circoli per selezionare i primi due classificati che si sfideranno alle primarie. Ogni potenziale candidato dovrà raccogliere le firme di circa 200 componenti dell’assemblea nazionale, o un minimo di 2000 firme di iscritti in almeno 12 regioni.
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