Prima tegola sul neonato governo Sánchez: cacciato il ministro evasore
Spagna Il commentatore tv, gay dichiarato, Huerta costretto alle dimissioni: aveva occultato dei redditi al fisco. Al suo posto al ministero dello sport e la cultura l’ex direttore del Reina Sofía
Spagna Il commentatore tv, gay dichiarato, Huerta costretto alle dimissioni: aveva occultato dei redditi al fisco. Al suo posto al ministero dello sport e la cultura l’ex direttore del Reina Sofía
Primo scandalo nel governo Sánchez, a nemmeno una settimana dal giuramento dei nuovi ministri. Il neoministro della cultura e dello sport, lo scrittore e opinionista tv, nonché gay dichiarato, Maxime Huerta ieri sera è stato costretto a dimettersi. E Sánchez ha già nominato il suo sostituto: José Guirao, gestore culturale ed ex direttore del museo Reina Sofía.
Le dimissioni, annunciate subito prima di una conferenza stampa convocata alle 19, sono diventate inevitabili dopo che il giornale online El Confidencial aveva reso pubblica una sentenza del 2017 che condannava Huerta per una frode fiscale tra gli anni 2006 e 2008 pari a circa 200mila euro.
All’epoca Huerta era ospite fisso in un programma nazional-popolare grazie al quale aveva guadagnato circa 800mila euro in quei tre anni, secondo quanto riporta la sentenza.
Pare che su consiglio del suo commercialista, Huerta aveva pensato bene di aprire una piccola impresa per dichiarare quei redditi non come personali ma come aziendali, in questo modo passando da un’aliquota massima del 48% a una assai più vantaggiosa del 20% circa.
Un «trucco» contabile usato da moltissimi professionisti (e consigliato dalla gran maggioranza dei commercialisti) perché all’epoca l’equivalente dell’Agenzia delle Entrate spagnola, Hacienda, non faceva controlli. In più, aveva cercato di far passare come spese aziendali la ristrutturazione della sua casa al mare.
Una volta scoperto, Huerta ha tentato di ricorrere a vari tribunali, ma nessuno gli ha dato la ragione e alla fine è stato costretto a pagare più di 365mila euro di multa perché la sentenza ne certificava la «malafede».
Date le circostanze, e poiché il governo Sánchez è nato per una sfiducia dovuta a una sentenza di corruzione, era inevitabile che Huerta facesse un passo indietro. Il governo dei «gesti» non poteva sbagliare proprio su questo. Per tutta la giornata il ministro aveva cercato di giustificarsi e resistere, ma la sua difesa sarebbe stata una zavorra per il nuovo esecutivo.
Huerta aveva mentito a Sánchez sui suoi problemi con le tasse? Come avrebbe giustificato Sánchez la sua difesa, quando all’opposizione attaccava Rajoy per lo stesso tipo di atteggiamento? E infatti tutta l’opposizione, da Podemos al Pp passando per Ciudadanos, ne chiedeva la testa.
Inoltre ha cominciato a girare un video in cui, nel 2015, attaccando uno dei fondatori di Podemos, Juan Carlos Monedero per aver fatto esattamente la stessa cosa, l’allora segretario socialista prometteva che avrebbe fulminato chiunque nel suo partito avesse fatto lo stesso. Il ministro non è militante, ma in questo caso è lo stesso.
Huerta è stato molto criticato fin dal primo giorno: in molti ne avevano stigmatizzato il presenzialismo televisivo e il suo disprezzo verso lo sport (esplicitato in molti suoi vecchi tweet).
Altri apprezzavano il segnale di un omosessuale a capo del mondo dello sport, uno degli ultimi feudi del machismo più becero, oltre che le sue doti di scrittore. Sia come sia, ha battuto il record del ministro più fugace della storia della democrazia spagnola: solo 5 giorni.
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