Denazificare l’Ucraina? Un fallimento, «ora tutti la conoscono, è come la Grecia o Roma nei tempi antichi». Smilitarizzarla? Un suicidio, «se l’Ucraina all’inizio dell’operazione speciale aveva 500 carri armati, ora ne ha 5000. Se allora aveva solo 20 mila soldati ben addestrati, ora ne ha 400 mila. Forse quello di Kiev oggi è uno degli eserciti più forti del mondo».

PER QUANTO STRANO possa sembrare sono tutte parole di Evgeny Prigozhin, il capo della brigata di mercenari Wagner, che seduto a una scrivania durante un’intervista con il Moscow Times, spiega quasi affranto come l’operazione militare speciale si sia trasformata in una debacle.

Certo, l’ex «cuoco di Putin» ha tutto l’interesse a mettere in cattiva luce l’amministrazione russa. Soprattutto quella militare che fa capo all’odiatissimo ministero della Difesa di Sergei Shoigu. La diatriba tra i due, combattuta perlopiù dal solo Prigozhin a colpi di video-accuse e testi incendiari su Telegram, ormai è una delle sfide più note a latere del conflitto in Ucraina. Anche se l’intervistatore non gli chiede se con lui la situazione migliorerebbe, il tono della conversazione è evidente e si riassume in una breve frase: «amo la mia patria, obbedisco a Putin, Shoigu è inutile».

A proposito di patria, Prighozhin dice che la Russia «ha bisogno di vivere a immagine della Corea del Nord per un certo numero di anni, chiudere tutti i confini, smetterla di essere sciocca, ritirare tutti i suoi giovani dall’estero e lavorare sodo. Così arriveremo a qualche risultato».

Altrimenti, aggiunge: «Possiamo semplicemente fottere la Russia. Pertanto, dobbiamo introdurre la legge marziale, dobbiamo annunciare nuove ondate di mobilitazione, dobbiamo trasferire tutto il possibile alla produzione di munizioni e lavorare solo per la guerra». Un piano spaventoso, non c’è che dire.

A PROPOSITO DEI PROBLEMI al fronte, nell’intervista non si fa menzione diretta alla situazione a Belgorod ma nelle ultime 24 ore ci sono stati nuovi sviluppi. Innanzitutto gli Usa hanno preso le distanze da quanto accaduto oltre il confine. Le immagini dei mezzi statunitensi danneggiati o impantanati in territorio russo diffuse on-line hanno spinto un portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, a dichiarare che la Casa bianca «non incoraggia e non agevola attacchi all’interno della Russia».

Come riferisce la Bbc, Miller ha anche aggiunto che «spetta all’Ucraina decidere come condurre questa guerra», il che lascia riflettere su quale sia l’effettiva posizione di Washington al momento. Di sicuro l’intenzione è quella di dichiararsi estranei a ogni livello; d’altro canto, non sembra di scorgere quelle ferme condanne alla tracotanza di Kiev alle quali ci aveva abituato l’amministrazione di Biden nei mesi scorsi.

Il governo di Zelensky, intanto, risponde alle accuse di Mosca, secondo le quali i presunti «partigiani» sarebbero in realtà degli ucraini sotto mentite spoglie, dichiarando che nessun combattente ucraino è entrato in territorio russo.

TUTTAVIA, SECONDO il Financial Times, Andriy Chernyak, un funzionario della direzione dell’intelligence militare ucraina, ha riconosciuto per la prima volta una forma di cooperazione con il Corpo dei Volontari russi e la Legione Russia Libera affermando: «Certo, comunichiamo con loro. Certo, condividiamo alcune informazioni. E, si potrebbe dire, collaboriamo anche con loro».

Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa ucraino Oleksiy Danilov ha rilanciato: «ci saranno dei passi avanti in altre regioni di confine della Russia (Bryansk, Kursk, Voronezh, ndr) finché il regime criminale di Putin non porrà fine alla sua guerra contro l’Ucraina. I russi non si sentiranno al sicuro in nessun angolo della Federazione».

Intanto si è tenuto a Kiev un incontro tra il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, e l’omologo ucraino, Oleksiy Reznikov. I due hanno discusso dell’addestramento delle forze armate ucraine e del trasferimento a Kiev dei missili a lungo raggio Storm shadow e di altri armamenti oltre che affrontare il tema dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato.