Ovest di Napoli, Campi flegrei: il comune di Pozzuoli, circa 80mila abitanti, deciderà il sindaco al ballottaggio ed è una sfida interna al campo del primo cittadino uscente, Vincenzo Figliolia (al secondo mandato). Uno scontro politico che si intreccia a vicende penali. I contendenti sono: Luigi Manzoni (17.333 voti con il 46,35%) e Paolo Ismeno (15.332 voti con il 41%).

ENTRAMBI VENGONO DAL PD, come Figliolia: il primo ha ricoperto finora la carica di presidente del consiglio comunale, il secondo è assessore uscente al Bilancio. Il simbolo dem però non c’è, il segretario provinciale Sarracino ha deciso di tenerlo nel cassetto. E neppure le primarie sono state fatte, troppo alto il rischio che finisse a carte bollate o, peggio, attirassero l’attenzione della magistratura. Il braccio di ferro sulla candidatura si è concluso con una spaccatura e la vittoria affidata alle urne.

Ismeno è il prescelto da Figliolia, che si è presentato come consigliere comunale con una sua lista civica che ha raccolto i maggiori consensi nello schieramento, me era anche vicino ai 5S. Doveva essere il candidato del patto rosso giallo dopo 5 anni di durissima opposizione dei pentastellati, con Figliolia che li liquidava in modo brusco: «Demagogia, incompetenza, fuffa e strumentalizzazione». Ma l’accordo è stato cancellato dall’inchiesta che ha messo nel mirino, tra gli altri, Figliolia e un dirigente dem nazionale di primo piano come Nicola Oddati. Ismeno è diventato politicamente imbarazzante così i 5S hanno fatto corsa solitaria e sono arrivati quarti con il consigliere uscente Antonio Caso al 3,2% (1.198 voti).

SUL TERZO GRADINO si è piazzato il candidato sindaco Raffaele Postiglione, anche lui consigliere uscente, con il 7,39% (2.764 voti). A sostenerlo le civiche Pozzuoli ora e Pozzuoli in comune più Potere al popolo. Potrebbe essere l’ago della bilancia nel ballottaggio ma è più probabile che lo scontro continui all’interno dello stesso campo dem: «Pap non darà nessuna indicazione di voto – spiega Andrea Ponticelli – poiché entrambi vengono dall’esperienza amministrativa Figliolia e sono ancora iscritti al Pd. Sarebbe come sceglie il direttore per eseguire la stessa politica. E comunque mi pare difficile che chi ci ha appoggiato possa poi votare al ballottaggio, più probabile l’astensione. Il nostro consigliere, Postiglione, continuerà a lavorare all’opposizione contro il lavoro nero e per il piano casa».

LE INCHIESTE DELLA MAGISTRATURA renderanno inevitabile il redde rationem nel Pd flegreo, un partito da ricostruire intorno a figure nuove come Marzia del Vaglio che, con 952 voti, è la donna più votata a Pozzuoli. Intanto bisogna fare i conti con i pm: buoni spesa emessi dal comune durante la pandemia in cambio di rapporti sessuali è l’ultima accusa nei confronti di Figliolia, formulata dalla procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del Rione Terra di Pozzuoli, che pure lo vede coinvolto. Tre gli episodi contestati tra gennaio e aprile: i rapporti sarebbero avvenuti nell’ufficio del sindaco a cui la donna, in gravi difficoltà economiche, aveva chiesto aiuto. I reati ipotizzati concussione e peculato. «Non posso che esprimere il mio profondo rammarico – ha commentato ieri Figliolia – per la pubblicazione di una vicenda strettamente personale che, evidentemente, avrebbe dovuto rimanere riservata in ambito processuale, le cui connotazioni di illiceità non riesco davvero a comprendere».

IL NUOVO FILONE è venuto fuori dalle registrazioni delle telecamere installate nell’ambito del procedimento aperto sulla gara d’appalto per la riqualificazione del Rione Terra (accuse di associazione per delinquere e traffico di influenze). La procura sospetta che Figliolia e Oddati abbiano provato a favore Cytec, l’azienda di Salvatore Musella. Non solo, Oddati avrebbe incontrato anche il sindaco di Taranto (da commissario del partito locale) Rinaldo Melucci e il dem Luciano Santoro per aprire un canale a Musella, interessato ai lavori a Palazzo Carducci. Stessa modalità anche in Calabria, il gancio sarebbe stato il dem locale Sebastiano Romeo. I tentativi non sarebbero andati a buon fine ma, intanto, Oddati avrebbe intascato dall’imprenditore 5 dazioni di denaro oltre a farsi pagare abiti sartoriali, pernottamenti in hotel e la ristrutturazione della casa di una persona a lui vicina.

L’ASCENDENTE DI ODDATI (che si è autosospeso da tutti gli incarichi) deriverebbe dai ruoli ricoperti: ex assessore comunale di Napoli alla Cultura nella giunta Iervolino con la città sommersa dai rifiuti, è stata la segreteria Pd di Zingaretti e poi Letta a ridargli spazio, prima come responsabile Mezzogiorno del partito e poi come coordinatore delle Agorà democratiche. La posizione al Nazareno gli ha permesso di accreditarsi come elemento di congiunzione con il governatore De Luca (in perenne conflitto col suo partito). Così sono scaturiti altri incarichi tra cui responsabile delle sede della regione Campania a Roma. E proprio lì, a gennaio, avrebbe incontrato Musella non sapendo di essere sorvegliato. Alla Stazione Termini gli agenti lo perquisiscono: nello zaino ci sono 14mila euro in banconote da 50. «Sono per le tessere del partito a Taranto» si è giustificato. Ma a maggio il tesoriere nazionale del Pd, Valter Verini, ai magistrati dichiara: «Il passaggio di denaro dai circoli alle segreterie provinciali e regionali deve avvenire in maniera tracciabile. In base alle mie esperienze, il pagamento in contanti può riguardare solo il singolo tesseramento».