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Pozzallo, riapre l’hotspot: prima richiesta di convalida

Pozzallo, riapre l’hotspot: prima richiesta di convalidaL’hotspot di Modica-Pozzallo

Migranti Il tribunale di Catania si esprimerà oggi sul trattenimento di un cittadino egiziano

Pubblicato circa un mese faEdizione del 14 settembre 2024

È attesa per questa mattina la decisione del tribunale di Catania sul trattenimento di un cittadino egiziano nel centro di Modica-Pozzallo. L’uomo è stato portato nella struttura venerdì, mentre ieri si è tenuta l’udienza di convalida davanti al giudice. La struttura detentiva era stata inaugurata alla fine del settembre scorso, ma era presto rimasta vuota perché i magistrati etnei avevano deciso di disapplicare la norma nazionale per la reclusione dei richiedenti asilo ritenendola in contrasto con il diritto europeo, che è sovraordinato. La vicenda ha dato origine a un duro scontro tra governo e magistratura, con una campagna politico-mediatica contro Iolanda Apostolico, la prima toga a non convalidare i trattenimenti.

Nel frattempo i ricorsi del Viminale contro quelle decisioni sono finiti davanti alle Sezioni unite della Cassazione, che martedì prossimo stabilirà se accettare il ritiro chiesto dal ministero al quale si sono opposti i legali dei migranti. Gli ermellini hanno da un lato fornito un’interpretazione costituzionalmente orientata della legge italiana, dall’altro hanno rinviato alla Corte di giustizia dell’Unione europea la legittimità della garanzia finanziaria richiesta ai richiedenti asilo per non finire dietro le sbarre. Per superare questo scoglio il governo è intervenuto modificando per decreto, a maggio, questa parte della normativa: adesso la fideiussione non è fissa ma viene stabilita di volta in volta dal questore (tra 2.500 e 5mila euro) e può essere versata anche da terzi.

Si arriva così ad agosto, quando le autorità italiane accelerano improvvisamente l’apertura del centro di trattenimento del Porto Empedocle. Stessa funzione dell’altro, ma diversa competenza distrettuale: il tribunale di Palermo. Nelle ultime tre settimane questo si è espresso su una decina di richieste di convalida (presto aumenteranno), quasi tutte di cittadini tunisini e un paio di egiziani. In alcuni casi ha detto sì, in altri no. Valutando caso per caso. Due tunisini sono stati rimpatriati in poco più di due settimane dallo sbarco e prima che la loro richiesta d’asilo, bocciata dalla commissione territoriale, fosse esaminata da un giudice.

Questo è reso possibile dalle procedure accelerata di frontiera: un iter express, riservato ai richiedenti asilo provenienti dai 22 paesi ritenuti «sicuri» dall’Italia, che secondo la legge Cutro dovrebbe svolgersi dietro le sbarre. Una nuova forma di detenzione amministrativa, basata su presupposti giuridici diversi rispetto a quella dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), che può durare massimo 28 giorni e su cui il governo ha scommesso molto. A partire dal progetto dei due centri di Shengjin e Gjader in Albania, la cui data di avvio è ancora traballante. Pare che a rallentare i lavori ci si siano messe anche le piogge incessanti.

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