interrotta, ma solo temporaneamente. «Scendiamo – dicono i quattro operai che da lunedì si sono asserragliati a cento metri di altezza sul fumaiolo dell’impianto Kss della Portovesme srl – non in segno di resa, ma per compiere un atto di fiducia. Atto di fiducia che però non sarà illimitato. Siamo pronti, nel caso, a nuove iniziative».

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SONO DUE I MOTIVI per cui la protesta è stata interrotta. Il primo è che nel vertice che si è tenuto ieri a Roma per cercare una soluzione alla crisi dell’azienda sarda il ministro per le imprese D’Urso ha garantito l’impegno del governo a trovare a breve, entro dieci giorni, una soluzione all’aumento dei costi dell’energia che la Portovesme srl (fabbrica di piombo e di zinco controllata dal gruppo anglo-svizzero Glencore) indica come motivazione del blocco parziale degli impianti e del ricorso alla cassa integrazione per i 1.300 dipendenti, decisi nei giorni scorsi e all’origine della clamorosa protesta dei quattro operai saliti sulla ciminiera. L’altro motivo è che D’Urso ha ottenuto dall’azienda, per i dieci giorni che s’è preso per sbloccare la vertenza, l’impegno a riattivare le linee di produzione e a sospendere il ricorso agli ammortizzatori sociali. Quando a Portovesme i rappresentanti sindacali hanno riferito ai lavoratori in assemblea gli esiti dell’incontro romano, i quattro operai hanno deciso di scendere dalla ciminiera. È stato anche sospeso il presidio davanti ai cancelli. Resta però, in attesa di verificare l’attendibilità degli impegni presi dal governo, lo stato di agitazione.

C’È UNA ROAD MAP da seguire. A partire da lunedì, insieme con l’azienda, con i sindacati, con la Regione Sardegna e con imprese presenti sul mercato dell’energia, saranno attivati tre tavoli tecnici interministeriali, che serviranno a preparare un focus finale dal quale D’Urso si impegna a fare uscire una soluzione definitiva ai problemi dello stabilimento di Portovesme. «Il governo – si legge nel verbale conclusivo dell’incontro – ritiene fondamentale individuare una soluzione strutturale per il costo dell’energia della società Portovesme srl, in modo che possa essere assicurata la continuità produttiva degli stabilimenti di Portoscuso e di San Gavino». Come questo possa essere realizzato è ancora tutto da vedere.

NEL VERTICE sono emerse alcune possibili vie d’uscita. Si potrebbe fare leva sul principio di insularità inserito in Costituzione: la recente riforma dell’articolo 199 della Carta riconosce alle isole un gap strutturale da colmare con misure straordinarie. Tra le quali potrebbero esserci un’estensione del credito di imposta sino al 45% del costo dell’energia e il ricorso a pratiche di raffreddamento dei prezzi in deroga alle norme dell’Ue che vietano gli aiuti di Stato alle imprese. La strada non è facile. Esistono nodi tecnici ed economici che non sarà semplice sciogliere. Al momento c’è solo la generica indicazione di un percorso.

Al vertice romano, che si è svolto in videoconferenza, hanno partecipato anche i quattro operai saliti sulla ciminiera, che nella prima mattinata, ai microfoni di Sky Tg 24, avevano tirato in ballo il governo sollecitandolo a muoversi per trovare una soluzione. «Chiediamo – hanno detto – condizioni uguali a quelle garantite a tutte le altre imprese energivore del settore metallurgico: un accordo che consenta di avere l’energia a prezzi calmierati, l’unico modo per rendere possibile la ripresa delle nostre attività produttive». «Vorremmo ricordare alla premier Giorgia Meloni – hanno aggiunto i quattro operai – le promesse che ci ha fatto quando, ancora all’opposizione, è venuta in Sardegna, qui in azienda. Ci aspettiamo che quelle promesse vengano mantenute. Serve un piccolo sforzo, non ci vuole tanto per farci andare avanti».

«Chiediamo al governo – incalzano Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi, segretari territoriali dei chimici di Cgil, Cisl e Uil – di intervenire rapidamente e di utilizzare tutti gli strumenti per arrivare a una soluzione che assicuri alle attività produttive metallurgiche della Sardegna, vere eccellenze delle produzioni italiane, pari opportunità rispetto alle altre imprese del settore».