Nella Liguria di Giovanni Toti (presidente della Regione dal 2015) istituire un’area protetta lungo la costa è una corsa a ostacoli. Lo dimostra il caso del Parco nazionale di Portofino, nel territorio della Città metropolitana di Genova, che è stato istituito con la legge di bilancio approvata il 27 dicembre 2017 ma formalmente ancora non esiste: la contesa riguarda ovviamente i confini dell’ente parco, per una disputa che oltre all’amministrazione regionale coinvolge quelle locali e il ministero dell’Ambiente, e le associazioni ambientaliste.

Ieri nuovo atto: il Tar della Liguria ha annulla il decreto di Pichetto Fratin che nell’ottobre del 2013 stabiliva una perimetrazione provvisoria del Parco nazionale ridotta ai soli tre comuni di Portofino, Santa Margherita Ligure e Camogli, ripristinando la definizione a undici comuni (che tiene dentro anche Avegno, Chiavari, Cicagna, Coreglia Ligure, Rapallo, Recco, Tribogna e Zoagli) individuata dall’Ispra e da un precedente decreto ministeriale nel 2021.

Il tribunale amministrativo ha infatti accolto il ricorso dell’associazione «Amici del Monte di Portofino» e della onlus «Verdi, ambiente e società». Quell’atto, spiegano i giudici, era stato assunto «in assenza di decisivi elementi istruttori tecnico scientifici», ma «soltanto in virtù di un’intesa amministrativa raggiunta con la Regione circa la delimitazione definitiva, che prelude all’istituzione del parco».

Il Parco che stava bene alla Regione avrebbe avuto dimensioni minuscole, circa un quinto dei 5.363 ettari individuati nel 2021 dall’allora ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Avrebbe ricalcato i confini dell’attuale parco regionale, che comprende il territorio del promontorio ed esiste dal 1978, quando furono spostate alla Regione Liguria le competenze sul precedente Ente Autonomo Monte Portofino, creato nel 1935.

Se la destra di Toti non vuole il Parco è perché teme limiti alla caccia e alla cementificazione.