Porte aperte in Uganda per duemila in fuga dall’Afghanistan. Paga Biden
Emergenza rifugiati Il paese africano ospita già un milione e mezzo di profughi. L'accordo consentirebbe al presidente Museveni di ricucire con lo storico alleato americano
Emergenza rifugiati Il paese africano ospita già un milione e mezzo di profughi. L'accordo consentirebbe al presidente Museveni di ricucire con lo storico alleato americano
Secondo l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, almeno 400mila afghani sono già stati costretti a fuggire dalle proprie case nel 2021 a causa dei combattimenti e al momento sono sfollati interni. Ma con il Paese in mano talebana il mondo ora teme una crisi migratoria senza precedenti. L’amministrazione Biden starebbe così procedendo a colloqui riservati con diversi paesi per verificare la disponibilità ad accogliere un certo numero di rifugiati.
TRA I PRIMI A RISPONDERE positivamente c’è un paese africano che già ospita quasi un milione e mezzo di persone in fuga dalle guerre, l’Uganda. Si parla per ora di accoglienza temporanea di 2.000 profughi afghani. E anche se il ministro degli Esteri ugandese Aboubaker Jeje Odengo fa sapere che «la discussione con il governo degli Stati uniti è ancora in corso», secondo la sua collega di governo Esther Anyakun, alla guida del ministero denominato “Soccorsi, preparazione alle catastrofi e rifugiati”, il presidente Museveni ha già «autorizzato i preparativi per ospitare gli afghani in fuga». Dovrebbero arrivare in quattro scaglioni, accolti, controllati e sitemati a Entebbe in strutture gestite dall’Unhcr. Lo sconferm anche il rappresentante dell’Alto commissariato per i rifugiati in Uganda Joel Boutroue.
L’Uganda è uno dei partner strategici più affidabili degli Stati uniti in Africa, ma da un po’ i rapporti bilaterali sono tesi, soprattutto dopo che all’ambasciatrice Usa a Kampala è stato impedito di incontrare lo sfidante presidenziale di Museveni, il cantante Bobi Wine, assediato dalla polizia nella sua abitazione . Una vicenda che si inserisce nell’escalation di violazioni dei diritti umani, restrizioni della libertà di parola, rapimenti di leader e attivisti dell’opposizione messa in atto dal governo.
SOTTO LA GUIDA DI YOWERI MUSEVENI, al potere dal lontano 1986, repressione e forte autoritarismo sono la norma nel Paese. Secondo Human Rights Watch, le recenti elezioni vinte da Museveni sono state segnate da brogli, violenza diffusa, arresti arbitrari, manifestanti uccisi… Le organizzazioni non governative rischiano accuse politicamente motivate per il presunto mancato rispetto delle disposizioni legali che impongono vaghi «obblighi speciali» ai gruppi indipendenti. E le forze dell’ordine godono di totale impunità anche per le violazioni gravi, comprese la tortura. Fred Lumbuye, uno degli attivisti politici più noti, è stato rapito presso l’ambasciata ugandese in Turchia lo scorso 3 agosto.
Sempre negli ultimi tempi ha fatto molto discutere l’Anti-homosexuality Bill, perché essere gay in Uganda era già un crimine, ma la nuova legge introduce l’ergastolo anche per la «promozione» dell’omosessualità, mettendo nel mirino operatori sanitari, avvocati e attivisti associati alla lotta per i diritti delle persone Lgbti.
Tuttavia, l’Uganda è uno dei Paesi che ospitano più rifugiati al mondo: 1.400.000, provenienti in particolare dal Sud Sudan e la dalla Repubblica democratica del Congo. Ma il Paese fatica a garantire loro le cure mediche e il cibo di cui necessitano. Un’indagine è stata aperta per una serie di appropriazioni indebite dei fondi destinati ai rifugiati. E con la pandemia la situazione è precipitata. L’Uganda può contare su circa un medico ogni 24.000 cittadini e un’infermiera ogni 11.000.
PER FAR FRONTE ALLE «URGENZE inaspettate»” dei rifugiati afghani, l’amministrazione Biden ha autorizzato l’utilizzo fino a 500 milioni di dollari da un fondo di emergenza, specificando che l’assistenza può essere fornita su base bilaterale o multilaterale a seconda dei casi, anche attraverso contributi a organizzazioni internazionali e attraverso finanziamenti ad altre organizzazioni non governative e a governi. Per Museveni è un’ottima occasione per normalizzare i rapporti con Washington. A costo zero.
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