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Pomezia, la Asl accusa: «C’era amianto nel deposito andato in fumo»

Pomezia, la Asl accusa: «C’era amianto nel deposito andato in fumo»

Rifiuti Dalle analisi riscontrate sostanze nocive. Scontro tra Pd e il sindaco 5 stelle

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 10 maggio 2017

La verità, alla fine, l’ha certificata ieri il procuratore di Velletri, Francesco Prete: «L’Asl ha rilevato la presenza di amianto» all’interno dell’Eco X, l’azienda di stoccaggio rifiuti andata a fuoco venerdì scorso a Pomezia. Si tratta dei «primi esiti delle analisi su frammenti di lastre ondulate della copertura del capannone», l’Asl non è ancora in condizione «di misurare il grado di inquinamento eventualmente generato». L’Arpa, intanto, sta svolgendo verifiche sulla presenza nell’aria di particolato, diossina e idrocarburi. I primi dati significativi su aria e suolo dovrebbero arrivare venerdì. Il procuratore ha poi spiegato: «Il nostro interesse è accertare un eventuale reato. Non necessariamente il disastro ambientale perché la normativa prevede anche l’inquinamento ambientale. Valuteremo all’esito delle analisi».

Ieri l’incendio è stato definitivamente spento: «A noi risulta che il 90% del materiale stoccato fosse carta, legno e plastica. Una verifica puntuale si farà quando si potrà accedere ai luoghi» ha sottolineato il direttore generale dell’Arpa Lazio, Marco Lupo. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente ha consegnato agli enti coinvolti un modello per individuare la aree nelle quali, con più probabilità, potrebbero esserci state ricadute di sostanze inquinanti. E’ toccato poi all’Asl Roma 6 ammettere «la presenza di lastre di fibrocemento all’interno della fabbrica. Queste lastre contengono amianto».

L’Asl ha invitato il sindaco di Pomezia ad emettere atti nei confronti dell’Eco X che permettano, in caso di inerzia dell’azienda, di mettere in sicurezza l’area. «La bonifica è molto complessa – commenta la Guardia nazionale ambientale -. Occorrono società autorizzate, di concerto con l’Asl. Tale attività produce costi a carico del cittadino». L’Osservatorio nazionale amianto invita la popolazione all’uso di maschere FFP3 per evitare rischi di mesotelioma: «C’è una responsabilità delle istituzioni. Nel sito non c’era servizio antincendio e doveva essere rimosso l’amianto. Si tende a minimizzare ma fra 30 anni vedremo gli effetti. L’area a sud di Roma rischia di diventare una seconda Terra dei fuochi, l’amianto è presente ovunque, soprattutto nei capannoni industriali». Punta il dito contro l’Eco X il sindaco di Pomezia, il 5S Fabio Fucci: «Bisogna approfondire sulla proprietà dell’azienda e gli eventuali legami con la criminalità» e ipotizza un collegamento con l’attentato incendiario a una sede del comune lo scorso 27 aprile. A cominciare da oggi a Pomezia riapriranno le scuole, man mano che viene completata la pulizia straordinaria.

Resta in vigore il divieto di consumare frutta e ortaggi nel raggio di 5 chilometri dall’incendio ma si sta «valutando una nuova disposizione» precisa Fucci. In agitazioni i dipendenti dell’outlet di Castel Romano, in ginocchio coltivatori e allevatori. Il dipartimento servizi educativi di Roma Capitale solo ieri ha imposto il divieto di acquistare alimenti in un raggio di 50 chilometri dall’incendio per le mense scolastiche. Lunedì il governatore del Lazio aveva negato un’emergenza amianto: «Zingaretti fa affermazioni che poi vengono smentite dai fatti nelle 24 ore successive. È lecito chiedersi se la regione ha messo in campo tutte le risorse disponibili» attacca Silvia Blasi, capogruppo M5s alla Pisana. Il senatore Pd, Carlo Lucherini, se la prende invece con Fucci: «Aveva ricevuto diverse sollecitazioni dal comitato di quartiere ma non è intervenuto». Il sindaco ribatte: «Aveva segnalato a Noe e Asl la necessità di fare accertamenti». Del rogo se ne occuperà la Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie

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