Torna, dopo lungo tempo, la tensione al confine tra Israele ed Egitto. Un poliziotto egiziano nella notte di venerdì e ieri mattina ha ucciso prima due militari a un posto di guardia in territorio israeliano e, qualche ora dopo, in uno scontro a fuoco nella stessa zona, ha colpito a morte un altro militare israeliano ed infine, a sua volta, è stato ucciso. Si tratta di uno degli incidenti più gravi sul confine tra i due paesi in questi ultimi anni, legato però, in apparenza, alla lotta al traffico di stupefacenti e non alla politica.

Le sparatorie sono avvenute nel deserto, tra il monte Sagi e il monte Harif. L’agente di polizia egiziano si sarebbe lanciato all’inseguimento di individui sospettati di trasportare un carico di droga. Durante la caccia all’uomo ha attraversato le barriere tra i due paesi e, a quel punto, sarebbe cominciato uno scontro a fuoco in cui sono morti i primi due militari israeliani, tra cui una soldatessa. Nelle ore successive il poliziotto egiziano è stato localizzato dalle pattuglie inviate dall’esercito israeliano a dargli la caccia. In una susseguente sparatoria sono rimasti uccisi l’egiziano e un terzo soldato.

Questa versione dei fatti convince solo fino a un certo punto. Perché il poliziotto ha aperto il fuoco contro i militari israeliani se il suo obiettivo erano i trafficanti? Perché in seguito ha nuovamente fatto fuoco contro le forze israeliane che lo cercavano? Dove sono finiti quelli che trasportavano la droga? Domande che, fino a ieri sera, non avevano una risposta. Inoltre, le autorità egiziane parlano di uccisioni di israeliani ed egiziani impegnati a fermare il passaggio degli stupefacenti da un paese all’altro, senza fare riferimento agli scontri a fuoco tra il poliziotto e i soldati.

Di sicuro c’è solo che le due parti indagano insieme e non hanno intenzione di fare delle uccisioni la causa di una crisi diplomatica. Egitto e Israele cooperano attivamente nelle questioni di sicurezza e nel tenere sotto blocco Gaza. In passato gli incidenti gravi lungo il confine non sono mancati. L’ultimo, nel 2011, con diverse vittime israeliane ed egiziane, fu causato da un attacco di uno dei tanti gruppi qaedisti nascosti nel Sinai e sui quali solo di recente il Cairo sembra aver avuto il sopravvento.

Resta intenso il traffico di droga, sebbene Tel Aviv abbia costruito una barriera lungo il confine, volta principalmente a bloccare l’ingresso dei migranti africani.