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Poche informazioni, è panico a Rouen

Poche informazioni, è panico a RouenI resti dopo l’incendio della fabbrica Lubrizol a Rouen – LaPresse

Francia Cresce l’inquietudine e monta la protesta dopo l’incendio della fabbrica Lubrizol. Le autorità cercano di rassicurare, aprono le scuole, ma poi proibiscono il consumo dei prodotti agricoli locali, dalle verdure al latte

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 1 ottobre 2019

La fabbrica Lubrizol classificata «Seveso» che è andata a fuoco a Rouen nella notte tra mercoledì e giovedì resterà «chiusa fino a quando non avremo capito perché» è bruciata, ha comunicato la ministra della Transizione ecologica, Elisabeth Borne. Il primo ministro, Edouard Philippe, si è recato sul posto e ha di nuovo promesso «trasparenza totale». Ma a quattro giorni dall’incendio, molte domande continuano a restare senza risposta. E l’inquietudine cresce tra la popolazione: oltre alla città di Rouen, ci sono più di un centinaio di comuni coinvolti, mentre la nube è stata spinta dai venti fino in Belgio e in Olanda.

Ieri, le 237 scuole che erano state chiuse alla fine della scorsa settimana hanno riaperto, ma degli insegnanti, in tre scuole medie, hanno fatto valere il loro diritto a sospendere i corsi, per un «pericolo grave e imminente». Il sindacato di poliziotti Alternative police ha denunciato malesseri e vomito tra gli agenti che sono intervenuti nelle prime ore dell’incendio. La direzione della Lubrizol ieri ha sporto denuncia «contro ignoti» per «degrado involontario di beni», sulla base della videosorveglianza considera che la causa dell’incendio sia «esterna alla fabbrica».

Per il direttore Frédéric Henry «l’incendio è scoppiato verso le 2 del mattino in un posto dove non si muove niente, non c’è attività, è un magazzino».

Nel giro di qualche giorno, a causa di un ritardo iniziale nel dare le prime risposte, la diffidenza verso le autorità è esplosa. C’è uno sfasamento tra il discorso delle autorità e l’inquietudine crescente degli abitanti, tra una comunicazione che da subito si è voluto rassicurante senza però avere basi solide per esserlo e che va avanti troppo lentamente nell’attesa dei risultati delle analisi mentre le voci allarmistiche si rincorrono, ampliate da informazioni di tutti i tipi che circolano sulle reti sociali. Ieri, gli ingegneri della rete idrica hanno dovuto smentire un video che voleva provare che l’acqua dei rubinetti nella zona vicino a Rouen è nera. Ma la fuliggine ha ricoperto una ampia zona, mettendo in crisi l’agricoltura locale. La diffidenza verso le informazioni che arrivano dalla Prefettura è tale che dei coltivatori biologici hanno fatto una colletta per pagare degli esperti «indipendenti».

Le autorità cercano di rassicurare, aprono le scuole, ma poi proibiscono il consumo dei prodotti agricoli locali, dalle verdure al latte. Finora le precisazioni sullo stato dell’inquinamento sono arrivate con il contagocce dalla Prefettura, anche se tutti i risultati sono messi on line. Il problema è che sono ancora parziali. Ieri c’è stato una prima manifestazione di protesta a Rouen, oggi ce ne sarà un’altra.

Esiste una lista consultabile on line dei prodotti usati dalla Lubrizol, ma non di quelli bruciati: il Prefetto ha parlato soprattutto di idrocarburi, ma ci sono oli e additivi chimici per motori. Sul tetto, che è bruciato, c’era amianto, c’era del benzene in un magazzino vicino, andato anch’esso in fumo. La Prefettura ha parlato di assenza di «tossicità acuta», ma ci sono forti dubbi sugli effetti delle fuliggini che si sono diffuse. Le conseguenze sanitarie per il futuro restano per il momento senza risposte.

Il ministro dell’Agricoltura ha già promesso indennizzi e finanziamenti ai coltivatori. Le autorità fanno sapere che Lubrizol si farà carico dei danni causati (è di proprietà di Warren Buffet, terzo patrimonio mondiale). La France Insoumise e il Ps hanno chiesto l’apertura di una commissione parlamentare. Stanno fermandosi comitati per chiedere la chiusura immediata di siti «Seveso» in Francia (che sono 130).

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