Economia

Pnrr, un giro a vuoto tra rate scomparse e alloggi ai privati

Pnrr, un giro a vuoto tra rate scomparse e alloggi ai privatiAudizione del ministro Raffaele Fitto sulla relazione relativa al Pnrr – LaPresse

Il caso Il disco di Fitto: il governo lavora bene». Sui posti letto agli universitari Bernini non chiarisce. Tre miliardi all’«efficienza energetica». E torna il fantasma «Superbonus»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 luglio 2023

Ingorgo tecnocratico, groviglio inestricabile, antitesi di un’idea di democrazia basata perlomeno sulla trasparenza e sui dati, il «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) è un blob. È senza forma, sta ovunque. È ignoto ai più, eppure è discusso nei dettagli più incomprensibili. È il sacro Graal dell’economia italiana, ma nessuno sa se il leggendario calice sarà mai trovato. In ballo ci sono 200 miliardi di euro e più entro il 2026. Divisi per rate che però sono in ritardo. Già la terza, e probabilmente la quarta, non sono arrivate. Questo crea patemi di ogni tipo ai piani alti. Un’angoscia che contrasta con l’indifferenza, o il non sapere, di quelli bassi.

IERI, PER ESEMPIO, si è parlato di tutto e di nulla, cioè del Pnrr. La ministra dell’università Anna Maria Bernini, per esempio. È intervenuta in un question time alla Camera su uno dei rompicapi del salvifico piano: le residenze universitarie. Il Pnrr dovrebbe incrementare i posti per gli studenti fuorisede da 40mila a 60mila entro il 2026. Finanziamento da 960 milioni. Già stanziati, i bandi per posti letto sono in scadenza in questi giorni. Saranno anche i privati a costruirli: Camplus e Campus X, come riportato da Sarah Gainsforth su Il Manifesto del 15 luglio.

È UNO DEI PROBLEMI che stanno ritardando la terza rata da 19 miliardi ed è uno degli oggetti dei chiarimenti da parte della Commissione Ue. Il Pd ha accolto la segnalazione della Cgil e degli studenti dell’Udu a Bruxelles sull’uso di questi fondi. L’obiettivo di realizzare 7.500 posti letto risulterebbe raggiunto soltanto per il 58% e alcuni di quelli inseriti sarebbero già esistenti. Per questi posti non ci sarebbe alcun vincolo sui canoni o sulla destinazione a studenti nelle graduatorie degli enti per il diritto allo studio. In più le tariffe sarebbero più alte di quelle del mercato. Si parla dagli 800 euro ai 2.150 euro al mese. Una (non) idea di «diritto allo studio». È il mondo del Pnrr.

BERNINI HA RIASSUNTO i passaggi. I bandi sono due e sono stati adottati nel mese di agosto 2022 e dicembre 2022. I «soggetti attuatori» sono stati selezionati. Il «target» (il Pnrr è una neolingua in cui ci sono anche i «milestone») è stato «rendicontato nell’ambito della terza rata di pagamento». E «la Commissione europea ha avviato le consuete verifiche». «La Ministra Bernini è stata molto evasiva – ha detto Irene Manzi (Pd) – Nutriamo sempre maggiori dubbi sul fatto che il governo sia in grado di mantenere gli impegni. La risposta fornita dal governo su questo non è stata affatto rassicurante: non è un caso che, come si apprende dalla stampa, i funzionari della Commissione Ue nutrirebbero dubbi con la conseguenza che la terza tranche risulterebbe bloccata».

IN UN’AUDIZIONE alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue ieri Raffaele Fitto, il ministro al tema dedicato, ha rassicurato come fa ormai da mesi: tranquilli, è tutto a posto, il governo sta lavorando bene con Bruxelles, i problemi sono stati creati da Conte e soprattutto da Draghi. Ma non si vuole polemizzare. E si va avanti. Obiettivo: rifare in corsa il piano, e attuarlo. Ambizioso. Perché c’è l’inflazione, i costi sono aumentati. Entro il primo agosto il parlamento riceverà la documentazione. Il governo non ha perso tempo nel cambiare la «governance» del piano. Si lavora su un’altra parte del piano, il «RepowerEu» per migliorare la capacità energetica e l’«efficientamento» energetico per imprese e famiglie. E la notizia circolata ieri è stata smentita. Il governo non avrebbe disatteso la scadenza del 30 giugno perché, semplicemente, «non c’era». E, a questo punto, chi lo sa. «Nessuna risposta alle nostre richieste – ha detto Ubaldo Pagano (Pd) – Vorremmo sapere quando riceveremo i fondi, considerato che ancora si deve ricevere la terza rata».

IL TIMORE sui ritardi è condiviso anche dalla Cgil che si è confrontata ieri con Fitto, insieme le parti sociali, nella «cabina di regia»: «Esprimiamo una grave preoccupazione per la situazione di stallo che sta caratterizzando l’implementazione del Pnrr» ha detto il segretario confederale Christian Ferrari. Tra l’altro la Cgil contesta «la logica sbagliata dei bandi selettivi, soprattutto per alcuni interventi come quelli finalizzati alla realizzazione degli asili nido».

È RISPUNTATO anche il «Superbonus». Lo strumento costosissimo, e carissimo ai Cinque Stelle, sembra che sarà ripreso. Probabilmente si parla di un’altra forma di incentivo da 3 miliardi del Pnrr. La cifra sarebbe stata anticipata da Fitto alla presidente dell’Ance Federica Brancaccio che la ritiene fondamentale con una proroga per i lavori iniziati, «perché i cantieri si sono fermati». «Il governo dovrà riattivare una misura che aveva cancellato: incredibile» ha detto Stefano Patuanelli (M5S). In una giornata di rinvii e rassicurazioni un altro giro a vuoto in attesa della prossima smentita.

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