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Pleasure thankfully pleasure…

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We Want Sex «Pleasure» (2020), esordio della regista svedese Ninja Thyberg...

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 24 settembre 2022

«Pleasure», esordio della regista svedese Ninja Thyberg, Cannes 2020, ha poi esordito al Sundance, online, nel gennaio del 2021. Pleasure la storia di Linnéa (Sofia Kappel), ragazza diciottenne che va a Los Angeles dal suo paesino in Svezia per diventare una grande pornostar. Giunta nella capitale mondiale del cinema a luci rosse, scegliendo lo pseudonimo Bella Cherry, si ritrova a vivere con altre aspiranti dive del mondo hard e comincia a inseguire Mark Spiegler, uno dei nomi di punta tra i manager della comunità porno. Per farsi strada lei dice di essere pronta a tutto, anche a girare scene maggiormente degradanti. Il percorso si fa sempre più complicato e disperato, non solo per Bella ma anche per le sue amiche, tutte anche drogate, che si rendono conto di avere comunque poco potere come persone in un ambiente che in realtà non agevola le donne e dove la misoginia resta un fattore importante nel determinare chi ha successo e chi no. La questione più forte riguarda il concetto di piacere; nella pellicola sembra che il piacere sia del tutto assente per la giovane protagonista che, stupenda e sexissima, fa un viaggio per ottenere la fama e la notorietà. Il valore economico delle sue prestazioni di attrice porno non sembra giustificare la sua scelta. Nell’insieme il film è bello e shoccante per chi di porno non ne sa un bel niente. È possibile che per i pornografi sia un film noioso, un banale making off di un normalissimo porno. Ciò che più colpisce però è il percorso di catabasi che la giovane dea compie; è violento il viaggio che la porterà all’inferno, al culmine della sua vita Los Angelina da pornostar di serie C.

In «Quel luogo a me proibito», Elisa Ruotolo descrive il piacere come un luogo proibito alle donne. In un Mediterraneo ben distante dai segni della modernità urbana della California e della Svezia, la protagonista è oppressa da un ambiente familiare in cui le donne sono spietatamente misurate sul timore del giudizio sociale. La dicotomia tra le due presunte essenze dell’eterno femminino, quasi ontologia dell’essere donna, la madonna e la puttana, sembra continuare a perpetrare una tradizione di rappresentazione sbagliata della libertà della donna che non riesce a districarsi tra il desiderio di libertà e il senso di colpa straziante. L’inviolabilità del corpo femminile è in fondo il punto centrale del nostro percepire la donna. Liberazione sessuale e libertà sessuale sono sinonimi di interiorizzazione del piacere sessuale?

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