Il 101esimo giorno di guerra, è stato per Gaza uno dei più pesanti delle ultime settimane. Le Forze armate israeliane hanno bombardato in ​​tutta Gaza, da nord a sud. Colonne di fumo nero si sono alzate in diversi punti della Striscia, in particolare lungo la fascia centrale che va dai campi profughi di Al Bureij, Al Maghazi, Nuseirat fino a Deir Al Balah. L’avanzata delle truppe israeliane, denunciano i palestinesi, non risparmia neppure gli asili. Incluso quello dedicato a Vittorio Arrigoni, sorto nel 2015 ad Al Burej per iniziativa di Saad Ziada e gestito dalla ong «Ghassan Kanafani» in collaborazione con l’associazione italiana «Dima». Da Milano fanno sapere che si stanno già raccogliendo i fondi per ricostruire l’asilo. «Anche se in questo momento è difficile immaginarlo», ci scriveva ieri Francesco uno dei sostenitori del progetto. Non si conosce peraltro la sorte della «La Terra dei Bambini» la scuola elementare costruita oltre dieci anni fa dalla ong Vento di Terra nel nord di Gaza. La possibilità che abbia subito la stessa sorte dell’asilo dedicato a Vittorio Arrigoni è molto alta.

Non ha torto chi fa fatica ad immaginare che Gaza, in macerie, possa essere ricostruita in tempi brevi assieme al ritorno degli sfollati alle città e villaggi che hanno dovuto abbandonare per ordine dell’autorità militari israeliane e sotto l’urto dei bombardamenti. Contando missili, colpi di artiglieria e bombe che continuano a spianare la Striscia con rinnovata intensità, ieri si è pensato a una reazione al video di 37 secondi diffuso domenica da Hamas che mostra tre degli oltre 130 ostaggi israeliani a Gaza – Noa Argamani, 26 anni, Yossi Sharabi, 53 anni, e Itai Svirsky, 38 anni – ed esorta il governo israeliano a fermare la sua offensiva e a lavorare al loro rilascio. Il video termina con la didascalia: «Vi informeremo del loro destino». Ieri sera il quotidiano Jerusalem Post ha riferito che movimento islamico ha annunciato che Yossi Sharabi e Itai Svirsky sono rimasti uccisi durante la prigionia. A comunicarlo in un altro video sarebbe stata Noa Argamani, ancora in vita. Si attendevano conferme ufficiali.

Sempre ieri una israeliana di 70 anni è stata uccisa e altre18 persone, tra cui alcuni adolescenti, sono rimaste ferite in un attacco combinato con una automobile e coltelli a Raanana, cittadina a poca distanza da Tel Aviv. Gli autori dell’attacco sono due palestinesi di Hebron: hanno cambiato tre veicoli, investito passanti in diversi punti della città e pugnalato alcuni di loro. Due feriti sono gravi. Domenica una anziana e suo figlio erano stati uccisi in alta Galilea da un razzo anticarro sparato da Hezbollah dal Libano del sud.

Dodici palestinesi invece sono stati uccisi sul colpo e molti altri feriti in un attacco aereo israeliano durante la notte di domenica su una casa a Gaza city. I medici dell’ospedale Nasser di Khan Younis hanno riferito di sette persone uccise e altre ferite da un missile israeliano che ha colpito un edificio vicino alla struttura medica. Otto palestinesi, aggiungono fonti locali, sono morti in un raid aereo nei pressi della sede della Protezione civile a Khan Yunis. Poco prima, erano stati portati all’ospedale Europeo i corpi di tre persone uccise ad Abbasan.

L’esercito israeliano ha ritirato una divisione da Gaza lasciando la 98esima a Khan Yunis, la 99esima nella zona centrale e la 162 nel nord. I comandi militari affermano di aver ucciso due combattenti palestinesi in un attacco aereo contro la loro auto, di aver fatto irruzione in un presunto centro di comando di Hamas e colpito due depositi di armi. Ma il conto più salato lo paga sempre la popolazione. A nome di centinaia di migliaia di palestinesi rimasti senza un tetto, la giornalista Doaa El Baz ha diffuso il video di quella che una volta era stata la strada di Nusseirat in cui viveva. «L’intero quartiere è stato distrutto. Non una sola casa è stata risparmiata. Hanno ucciso tutti i nostri sogni», ha detto la reporter stando davanti a cumuli di macerie. Il ministero della sanità a Gaza ha comunicato ieri che tra domenica e lunedì sono stati uccisi 132 palestinesi, in totale sono 24.100 dal 7 ottobre. I feriti quasi 61.000. Morti e feriti anche in Cisgiordania. Due uccisi nelle ultime ore a Nur Shams (Tulkarem) e a Beit Furik. I militari israeliani hanno anche arrestato 25 studenti dell’Università al Najah di Nablus dove da quasi un mese è in corso una protesta contro l’attacco a Gaza e l’immobilismo del corpo docente.

La questione degli ostaggi israeliani – 132 dei 240 sequestrati il 7 ottobre sono ancora a Gaza e 25 sono morti in prigionia, secondo Tel Aviv – e l’andamento del conflitto continuano a spaccare il gabinetto di guerra guidato da Benyamin Netanyahu. I media locali riferiscono che, mentre il premier e il ministro della difesa Gallant vogliono andare avanti con l’offensiva a Gaza, gli ex capi di stato maggiore e ora leader del partito di Unione nazionale, Benny Gantz e Gabi Eizenkot, sono favorevoli a una trattativa con Hamas che porti alla liberazione degli ostaggi. Una divisione che, secondo il leader dell’opposizione Yair Lapid, danneggia Israele.  Intanto ieri sera il calciatore Sagiv Yehezkhel è tornato in Israele dopo essere stato liberato dalla Turchia che lo aveva arrestato e interrogato per aver reso omaggio in pubblico agli ostaggi a Gaza. L’accaduto aveva fatto infuriare l’ultranazionalista ministro israeliano della Sicurezza, Itamar Ben Gvir.