Più espulsioni in Germania: crescono del 30% rispetto al 2022
Richiedenti asilo Il governo Scholz ha rimpatriato ben 7.861 persone, di cui 1.664 donne e 1.375 minori. Mentre prosegue la protesta degli operatori coinvolti, tra questi i piloti che continuano a rifiutarsi di trasportare persone «imbarcate contro la propria volontà»
Richiedenti asilo Il governo Scholz ha rimpatriato ben 7.861 persone, di cui 1.664 donne e 1.375 minori. Mentre prosegue la protesta degli operatori coinvolti, tra questi i piloti che continuano a rifiutarsi di trasportare persone «imbarcate contro la propria volontà»
Un’interrogazione parlamentare della Sinistra svela lo strettissimo giro di vite sulle «deportazioni» imposto dalla ministra dell’Interno socialdemocratica. Dall’inizio dell’anno allo scorso giugno, rispetto allo stesso periodo del 2022, la Germania ha espulso un terzo in più dei migranti la cui domanda di asilo è stata respinta senza possibilità di appello.
Imbarcati sugli appositi voli charter che spesso decollano a notte fonda per evitare le proteste, oppure accompagnati con i bus alla frontiera del Paese Ue di prima accoglienza (ai sensi del regolamento di Dublino), negli ultimi sei mesi il governo Scholz ha rimpatriato ben 7.861 persone, di cui 1.664 donne e 1.375 minori, come risulta dai dati pubblicati dal quotidiano Neue Osnabrücker Zeitung. Da cui emerge anche il trasferimento coatto di 2.473 «irregolari» nella vicina Austria insieme alla destinazione finale della maggior parte degli espulsi: Georgia, Macedonia del Nord, Albania, Moldavia e Serbia.
«Costringere chi scappa a tornare nei luoghi dove imperversano guerra, estrema povertà e disperazione sociale è da veri irresponsabili» denuncia Clara Bünger, responsabile delle politiche migratorie della Linke. Il riferimento corre diretto alla ministra Nancy Faeser della Spd, alla guida del dicastero ereditato dallo “sceriffo” della Csu, Horst Seehofer: il giorno del suo insediamento aveva promesso di riorientare l’incarico istituzionale «soprattutto al contrasto dell’estrema destra, prima minaccia per la Germania». A inizio agosto, invece, ha chiuso in gran silenzio la bozza del documento che permetterà alle forze dell’ordine di procedere all’espulsione rapida di chiunque non abbia le carte in regola per restare nel Paese a cui, paradossalmente, servono almeno 400 mila immigrati all’anno per far funzionare l’economia.
Finora a frenare le espulsioni dei richiedenti asilo con domanda respinta sono stati principalmente i gravi motivi di salute certificati da una parte consistente di profughi, ma ha pesato non poco anche l’opposizione deontologica o semplicemente tecnica degli «operatori» coinvolti. Continuano a rifiutarsi di decollare i piloti che trasportano persone «imbarcate contro la propria volontà», ma ci sono pure i funzionari della Bundespolizei che si rifiutano di prendere a carico gli espulsi per i più disparati motivi burocratici. Risultato: quest’anno il ministero dell’Interno è stato costretto ad abortire 520 tentativi di deportazione.
Sempre secondo i dati del governo in risposta all’interpellanza Linke, attualmente nei 16 Stati della Repubblica federale risultano 280 mila “condannati” all’espulsione, di cui 225 mila con in tasca il cosiddetto «permesso di soggiorno tollerato» (in tedesco: duldung) che giuridicamente non garantisce nulla. Mentre la Deutsche Welle, l’emittente pubblica, gira il dito nella piaga della ministra Spd dimostrando come la sua raffica di espulsioni, sotto il profilo dell’efficacia, strida con il rapporto interno datato inizio anno secondo cui «migliaia di migranti rimpatriati sono tornati in Germania di nascosto».
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