Piga: «Austeri tutti i governi, la pubblica amministrazione dev’essere scintillante»
Intervista sul Pnrr L'economista di Roma Tor Vergata: anche Conte aveva stanziato troppo poco per le assunzioni necessarie per i progetti del Recovery plan
Intervista sul Pnrr L'economista di Roma Tor Vergata: anche Conte aveva stanziato troppo poco per le assunzioni necessarie per i progetti del Recovery plan
Professor Gustavo Piga, docente di Economia politica a Roma Tor Vergata, lei come si colloca in questo strano dibattito sui troppi soldi avuti dall’Italia dal Recovery plan che ora non riusciamo a spendere con il Pnrr?
Abbiamo preso i soldi di cui certamente avevamo bisogno in quel momento drammatico della pandemia. Ma da subito non abbiamo fatto i conti con l’oste di cui abbiamo bisogno per spenderli e cioè una pubblica amministrazione efficiente. Già il governo Conte stanziò solo 750 milioni per nuove assunzioni, tutte a tempo determinato e selezionate con quiz a risposte multiple. Senza personale competente – ingegneri, architetti, economisti – a tempo indeterminato e ben pagato io dissi subito che quei 210 miliardi più quelli di prestiti non saremmo stati in grado di spenderli. E così è stato.
Ora però il governo Meloni prova a correre ai ripari. Giovedì ha deciso 3 mila assunzioni di cui però ben due terzi nel comparto sicurezza. Le mille nei ministeri basteranno per recuperare il ritardo nei progetti del Piano?
Si tratta di una goccia nell’oceano rispetto all’esigenza mostruosa di spendere. Numeri minuscoli per quanto abbiamo bisogno per far ripartire il paese. Si tratta dell’ennesima conferma di mancanza di spazio fiscale per attuare la madre di tutte le riforme di cui ha bisogno il paese: una pubblica amministrazione scintillante, al livello degli altri paesi europei che ci permetta di spendere i soldi del Pnrr e cambiare in meglio la vita degli italiani.
L’Italia ha una disperata necessità di spendere i miliardi europei. Sennò rimarremo nel circolo vizioso poca crescita-debito alto. E invece il governo abbassa il deficit al 4,35%
Lei dunque vede una continuità fra i governi Conte, Draghi e Meloni: risponde al nome di austerità.
Certamente. L’Italia continua a essere il paese europeo che cresce meno e con meno investimenti pubblici: anche le imprese chiedono di spendere soldi in infrastrutture. Veniamo invece da anni in cui la spesa corrente nominale è rimasta immutata nonostante un’inflazione del 10%: significa un calo reale del 15% in acquisti ad esempio di strumentazione sanitaria, per questo la sanità pubblica è al collasso. E in tutto questo, il governo Meloni annuncerà nel Def come un grande successo un livello di deficit che è calato dal 5,6% del 2022 al 4,35%, invece del previsto 4,5%. Una follia. In pratica abbiamo avuto governi che promettevano di spendere e non lo hanno mai fatto, dando di nuovo fiato ai populismi.
L’austerità è più una scelta dei nostri governi o ancora un’imposizione della commissione Europea? Perché a Bruxelles gli anni del Covid non hanno messo definitivamente in soffitta il liberismo che non vuole spesa pubblica? Il governo Meloni spera in una nuova maggioranza e una nuova commissione europea l’anno prossimo.
L’articolo 10 del Recovery plan imposto dall’Europa dice all’Italia: non ti diamo i soldi se li spendi male e devi continuare a fare austerità, tornando al limite del 3% di deficit annuale sul Pil. L’Europa nei confronti dell’Italia è incagliata: ci chiede di non spendere perché non sappiamo spendere bene. Ma in questo modo non avremo mai una crescita tale da far diminuire il rapporto debito/Pil, creando un circolo vizioso ormai da decenni. Non vedo come la destra di Visegrad potrebbe cambiare le cose. Una via d’uscita però è possibile e andava perseguita dai nostri governi: una sorta di do ut des con la Commissione europea in cui chiedere di poter spendere in cambio di un controllo sul fatto di spendere bene. Un patto che ci permetterebbe di spezzare l’austerità, assumere i professionisti indispensabili per la nostra Pa e spendere i soldi del Pnrr.
All’interno della stasi della spesa corrente in Italia, lei sottolinea anche i salari dei dipendenti pubblici.
Anche quelli i termini reali sono crollati del 15% a causa dell’inflazione. E mi chiedo: com’è possibile che i sindacati non protestino? In Germania lo sciopero dei dipendenti pubblici è stato fortissimo. L’idea che mi sono fatto è che in Italia ormai siamo così fragili e abbiamo così paura di perdere il lavoro che abbiamo perso il coraggio di protestare.
A proposito di Germania, cosa ne pensa della proposta del ministro Lindner sulla riforma del meccanismo del patto di stabilità europeo? Aumenterà ancor di più l’austerità?
La Germania è sempre stata in grado di contrastare il populismo imponendo la sua visione in nome dell’idea che la sovranità popolare debba poter controllare la politica fiscale. Al netto di un’analisi più compiuta della proposta, la Germania si ribella all’idea che sia la Commissione Ue a definire anche transitoriamente i nuovi parametri. Si tratta di un colpo di mano inaccettabile e che prevede riduzioni di debito drammaticamente più austere del Fiscal compact. La proposta tedesca è più soft anche nella divisione di imposizioni fra paesi con molto debito come noi e quelli frugali, che vogliono più austerità.
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