Pierre Lemaitre, strilli, tumulti e ipocrisia nella Parigi anni cinquanta
Scrittori francesi Secondo capitolo della «Quadrilogia» dedicata ai «gloriosi» anni 1945-75 in Francia, «Il silenzio e la collera» si divide tra epopea sociale e storia dei diritti negati: Mondadori
Scrittori francesi Secondo capitolo della «Quadrilogia» dedicata ai «gloriosi» anni 1945-75 in Francia, «Il silenzio e la collera» si divide tra epopea sociale e storia dei diritti negati: Mondadori
Pierre Lemaitre è, fra gli scrittori contemporanei, uno di quelli che meglio incarna l’ideale gramsciano dell’autore nazionale e popolare: in grado, cioè, di approdare con i suoi lavori a una mediazione tra l’estetica raffinata dei ceti acculturati e le predilezioni di quelli popolari.
Il racconto del Novecento cui lo scrittore francese ha dato inizio con la Trilogia dei Figli del disastro e che sta continuando con la quadrilogia dedicata ai «Gloriosi Trenta» (gli anni fra il 1945 e il 1975) è un esempio paradigmatico di questa disposizione a raccontare la storia francese dalla parte della gente comune. Così, se il primo volume, Il gran mondo, riprendeva struttura e modi del romanzo d’avventura, il secondo, Il silenzio e la collera, uscito da Mondadori per la traduzione, al solito impeccabile, di Elena Cappellini (pp. 603, €23,00) si rifà piuttosto alla tradizione del romanzo sociale di Zola e, in particolare, almeno per un importante episodio, al suo Al Paradiso delle signore.
Il romanzo segue le vicende della famiglia Pelletier (già protagonista del Gran Mondo) nel 1952, una sorta di anno-cerniera tra il difficile dopoguerra e il boom dei Sessanta. Al centro della storia sono, questa volta, i tre figli Pelletier trasferitisi da Beirut a Parigi: Jean, l’inetto primogenito che, oppresso da una moglie rozza e malvagia, è divenuto serial killer quasi suo malgrado; François, ambizioso giornalista del «Journal du Soir», fidanzato con una ragazza di cui non riesce a penetrare i segreti; e Hélène, la minore, che è riuscita a intrufolarsi nella redazione del giornale in cui lavora il fratello grazie a una rivoluzionaria inchiesta sull’igiene delle donne francesi. A partire da questa indagine, a sua volta ispirata a un reportage di Françoise Giraud per Elle, che Lemaitre riporta per intero in appendice, si sviluppano tutti i temi più peculiari dei primi anni Cinquanta: la diffusione e il successo della stampa, la difficoltà patita dagli strati sociali più svantaggiati nel mantenersi al ritmo del progresso, la questione femminile e la rimonta del patriarcato, dopo che gli uomini erano rientrati dal fronte con la conseguente segregazione domestica delle donne.
Proprio sul corpo femminile, Lemaitre inscrive la storia sociale francese dei primi anni Cinquanta; non a caso, una delle questioni che occupano maggior spazio nel romanzo è quella relativa all’aborto, proibito per legge, sottaciuto dalla stampa, condannato a gran voce dalla Chiesa, perseguitato dalle famigerate «brigate per la natalità» (poliziotti deputati all’individuazione e persecuzione di medici abortisti, mammane e donne che interrompono la gravidanza). Con rara delicatezza – mista a indignazione – Lemaitre mette a nudo un orizzonte di silenzio, omertà e dolore, al quale sono condannate da un lato, le donne che abortiscono nella clandestinità e nella paura; dall’altro, gli uomini che fingono di ignorare il problema o che, nel caso dei medici abortisti, negano di esserne a conoscenza, salvo riempirsi le tasche con i proventi dell’illecito.
Come suggerisce il titolo, nel 1952 descritto da Lemaitre al silenzio si somma la collera, sia per la diffusa accettazione del prezzo in vite umane richiesto dall’avanzata del progresso (per far posto a una centrale elettrica, gli abitanti di un piccolo villaggio destinato a essere sommerso da un lago artificiale devono andarsene) sia nel malcontento che esplode violento negli scioperi delle lavoratrici parigine, sfruttate da Jean per i suoi commerci. Come nel romanzo precedente, anche in queste pagine, di più e meglio, Lemaitre dimostra quanto poco «gloriosi» fossero gli anni che i francesi chiamavano tali: aprendo la strada al terzo volume della quadrilogia, Il silenzio e la collera ritrae una Francia in cui l’ascensore sociale ha ripreso a funzionare, ma non per tutti; e le miserie di chi non ne può trarre giovamento sono ignorate dalla maggioranza.
Capace di indurre coinvolgimento nelle proprie storie, Lemaitre implicitamente suggerisce come sia impossibile non provare collera per il silenzio cui furono condannate le donne protagoniste del suo romanzo, dove i lati oscuri di quel lontano 1952, proteso verso il progresso, estendono le loro ombre sul nostro presente.
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