«Non si scrive ciò che si vuole. Maxime (Du Camp)scrive ciò che vuole, più o meno. Ma quello non è scrivere». Ci sono vari modi per leggere la frase con cui Gustave Flaubert prende le distanze da un amico scrittore – Du Camp, appunto – esponente di una letteratura sociale, progressista, volontaristica e apparentemente all’avanguardia, ma in realtà inconsciamente sottomessa ai condizionamenti del proprio tempo e spazio sociale. In prima battuta, Flaubert vuol forse dire che la vera letteratura ha ben poco di soggettivo – che è in misteriosa ma profonda risonanza con le forze oscure della società e della...