Internazionale

Piazze presidiate, la fuga impossibile di Rajapaksa

Piazze presidiate, la fuga impossibile di RajapaksaIn fila per entrare nel palazzo presidenziale occupato a Colombo – Ap/Rafiq Maqbool

Sri Lanka Rumor sui tentativi del presidente di lasciare il paese in rivolta. Si apre la strada del governo di unità nazionale, temuto dai manifestanti, che presentano il loro piano in sei punti

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 13 luglio 2022

Wanniarachchige Samanalee Fonseka è un’attrice televisiva molto famosa nello Sri Lanka. Ma è anche un’attivista assai nota che spopola su Instagram, Facebook e Youtube. Ieri, racconta il sito locale NewsWire, si è fatta portavoce del movimento GotaGoGama (Gotabaya vai a casa) che è un po’ la sigla dietro cui si raccoglie la protesta popolare.

Samanalee ha scritto sulla sua pagina Fb che il popolo ha dato un ultimatum al presidente Gotabaya Rajapaksa e al primo ministro Ranil Wickremesinghe perché si dimettano entro le 13 di oggi. Samanalee ha anche chiamato la gente a riunirsi davanti ai palazzi del potere. Non ce n’è bisogno, sono presidiati ormai da sabato scorso da migliaia di srilankesi inferociti.

RAJAPAKSA dovrebbe dimettersi oggi e, a seguire, toccherebbe a Wikremeshinghe. Il passaggio, secondo la Costituzione, aprirebbe la strada al governo di unità nazionale che, con tutti i partiti rappresentati, dovrebbe portar fuori il Paese dalla crisi istituzionale e ricominciare il negoziato col Fondo monetario.

Ma i manifestanti non si fidano. Al Jazeera ha pubblicato ieri un documento del movimento che disegna uno scenario «sudanese»: reso noto il 5 luglio, è un piano d’azione composto di sei richieste fondamentali.

Tra queste, oltre alle dimissioni dei vertici, c’è la formazione di un Consiglio popolare di Janatha Aragalaya (Lotta popolare) per controllare la transizione politica. In sostanza, la piazza teme che un governo di unità nazionale dia ancora una possibilità al partito dei Rajapaksa, lo Sri Lanka Podujana Peramuna (Sri Lanka People’s Front), guidato da Mahinda Rajapaksa, fratello di Gotabaya ed ex primo ministro dimessosi il 9 maggio sull’onda del montare della protesta.

LO VOGLIONO fuori. Che della famiglia Rajapaksa non ci sia di che fidarsi lo si evince dal giallo che continua a circondare i due fratelli fuggiti dalla furia popolare. Dove sia Mahinda non si sa, quanto a Gotabaya, secondo il giornale indiano The Hindu, avrebbe trovato rifugio in una base della marina che ha il controllo militare di una parte delle piste di volo dell’aeroporto della capitale. Da cui Gotabaya avrebbe voluto prendere il largo.

Dopo un via vai di rumor e dichiarazioni contraddittorie, ieri il quotidiano ha scritto di aver informazioni sul fatto che Gotabaya avrebbe chiesto il visto americano. Gli sarebbe stato rifiutato. Per la verità il presidente in caduta libera non ne avrebbe avuto bisogno poiché già aveva doppia cittadinanza. Ma quando è diventato presidente ha dovuto rinunciare al passaporto Usa e quindi i giochi sono ancora tutti da fare.

Ma che lui voglia scappare all’estero o meno (in passato lo ha già fatto) si dovrebbe capire oggi, se Gotabaya rispetterà quanto fatto filtrare dal suo ufficio già nella serata di sabato e cioè che le sue dimissioni verranno ufficializzate. Ma potrebbe anche decidere per un messaggio telematico evitando di fare la scelta in presenza anche perché recarsi in parlamento potrebbe davvero essere rischioso.

SECONDO il Times of India, Gotabaya avrebbe già tentato la fuga con destinazione Dubai ma allo scalo non lo avrebbero fatto salire a bordo. Stessa sorte per Basil Rajapaksa, altro rampollo del clan e già ministro della Finanze.

Le ricostruzioni abbondano ma se non altro sembrano far capire che Gotabaya oggi eviterà la piazza e una presenza nei palazzi del potere che, visto come vanno le cose, potrebbe trasformarsi in arresto. La famiglia deve aver accumulato una fortuna e potrebbe correre il rischio di vedersi i conti bloccati. Se il denaro del clan non ha già preso il volo per altri lidi.

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