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Piazza Wagenknecht per la pace

Piazza Wagenknecht per la paceBerlino, la manifestazione a Gleisdreieck Park – foto Ansa

Militanti, delusi dalla sinistra, pro Pal e No war: a Berlino la manifestazione di Bsw contro l’escalation bellica. La star è Sahra, sul palco un po’ di Linke e Spd. Prova di campo largo?

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 4 ottobre 2024

La Riunificazione di Sahra Wagenknecht. Piccolo report senza grandangolo del “campo-largo” di Berlino nel giorno della festa nazionale, provando a mettere a fuoco l’indefinito popolo della “pace, lavoro e welfare sociale” tornato a muoversi in movimento coordinato. Dal punto di vista politico rappresenta la massa critica della sinistra tedesca per la prima volta di nuovo insieme, perlomeno nel pezzo di percorso che appare possibile percorrere uniti.

Se l’Occidente passa altre linee rosse aumenta il rischio di guerra in Europa. Se si vuole una conferenza di pace seria, allora si deve invitare la Russia Sahra Wagenknecht

L’Ucraina ha diritto all’autodifesa. È necessario l’uso delle armi inviate dalla Germania proprio per raggiungere prima possibile la pace Ralf Stegner (Spd)

NELLA GERMANIA-INFELIX colata a picco dalla doppia guerra di Ucraina e Medio Oriente, con Volkswagen pronta a licenziare 30 mila operai, il governo Semaforo sfiduciato da due terzi dei cittadini e Afd diventato il secondo partito nazionale (a 11 mesi alle elezioni per il Bundestag), l’istantanea del manifestazione “Mai più la guerra” parte dal dialogo-battibecco tutt’altro che ideologico fra un impiegato di mezza età con la tessera della Spd contrario agli euromissili di Olaf Scholz, una maestra elementare entrata nel Bsw perché gli unici filo-Palestina e una pensionata della Linke rimasta senza se e ma dalla parte dei rifugiati.

Tre anime spontanee sparse sempre meno a caso fra le 25 mila persone che ieri hanno sfilato davanti alla Porta di Brandeburgo in direzione della Colonna della Vittoria esibendo i più disparati striscioni nonché i più diversi volti.
«Siamo qui per fermare l’escalation bellica»: parla veloce con l’accento della Pomerania a nome dell’intero trio l’impiegato che lavora alla municipalizzata pubblica con lo stipendio «ancora, per il momento, sicuro».

Geneticamente socialdemocratico – «una storia di famiglia da due generazioni» – non ne può più della deriva ultra-atlantista del leader del suo partito “indegno” non solo dell’eredità di Willy Brandt. «Fosse solo la sudditanza agli Usa. Bisogna fermare anche l’invio di armi tedesche a Kiev se vogliamo davvero la Pace», lo punzecchia l’insegnante tornata in piazza, dopo anni di astensionismo, con la nascita dell’Alleanza Sahra Wagenknecht. La stilettata al compagno di corteo tenuto ormai sottobraccio si riferisce al brevissimo discorso del deputato Spd Ralf Stegner salito sul palco del comizio finale poco prima della leader del Bsw e della rappresentante della Linke berlinese, Gesine Lötzsch, i tre volti politici ufficiali del piccolo-grande campo largo di Berlino.

CI VUOLE CORAGGIO per il “pacifista” della Spd, inevitabile incarnazione della maggioranza di governo e perciò costretto a ribadire non si capisce quanto di buon malgrado la «necessità dell’uso difensivo delle armi inviate dalla Germania proprio per raggiungere prima possibile la pace». Raccoglie un’autentica marea di fischi ma Stegner non demorde seppure debba alzare non poco il tono di voce per ricordare che «la Spd rimane comunque nel movimento della Pace».

QUANDO È IL TURNO di Wagenknecht scatta al contrario la standing-ovation. Lei tuona «Se l’Occidente passa altre linee rosse aumenta il rischio di guerra in Europa. Se si vuole una conferenza di pace seria, allora si deve invitare la Russia e il contesto del summit di Ramstein appare profondamente sbagliato. Meglio la Turchia della Germania come Stato neutrale» è la stoccata al governo Scholz, preso di mira anche sotto il profilo della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock definita «un rischio per la sicurezza». Poi ringrazia Mikhail Gorbaciov (soltanto lui) per aver reso possibile la riunificazione (di cui si celebra la data trentaquattro anni dopo) mentre avverte che Israele va fermata però «è disumano esultare per i razzi lanciati dall’Iran».

In questo quadro l’unità della sinistra è un’impresa politica, anche se il “modello Berlino” rimane sostanzialmente la sola alternativa, come analizza la pensionata della Linke in corteo secondo cui «quando ci separiamo sulle questioni di base a vincere è solo Afd, che pure è contro il governo, la guerra e la bolletta raddoppiata grazie alla rivoluzione verde. Se non convinciamo i socialisti alla svolta pacifista non saremo in grado di incidere sullo stop alle armi e tanto meno sul negoziato per la pace».

L’argine all’ulteriore escalation – almeno in termini di voti alle urne – per adesso è solo la considerevole altezza boom di consenso per il Bsw. La festa nazionale per il “Giorno della Riunificazione” fra la Germania dell’Ovest e dell’Est, nell’anno prima delle elezioni per il rinnovo della cancelleria, dopo che Sahra Wagenknecht ha (quasi) conquistato il governo del Brandeburgo, corrisponde anche alla sua prima vera celebrazione pubblica come leader degli outsider della politica tedesca, prima ancora della primadonna di Afd, Alice Weidel.

L’EX CAPOGRUPPO della Linke ieri si è dimostrata capace di radunare il suo popolo al parco di Gleisderieck, simbolicamente l’area riqualificata da cima a fondo dalle vecchie e fatiscenti strutture cadute in disuso. A margine della manifestazione per la Pace la leader del Bsw ha provato ancora una volta la sua capacità di calamitare l’ago della bussola politica e mediatica del più importante Paese dell’Ue. Certamente puntandolo su di sé ma anche nella direzione diametralmente opposta al Nord indicato da Washington, Bruxelles e perfino Tel Aviv.


Ieri nella manifestazione snodatasi fra il Viale del 17 Giugno e la Yitzhak Rabin Strasse sventolavano le bandiere palestinesi vietate dalla Ragione di Stato e represse con massima forza dalla polizia. Questa volta, però, è risultato materialmente impossibile interrompere la demo autorizzata nonostante le vibranti proteste dell’ambasciatore israeliano a Berlino, già ampiamente scioccato dal voto di astensione della Germania all’Onu “contro” lo Stato Ebraico. Secondo il diplomatico di punta del governo Netanyahu nella Bundesrepublik «non bastano più le parole a favore della Ragione di Stato» elevata a totem indiscutibile dai tempi di Angela Merkel.

E MENTRE LA SPD è totalmente prigioniera della linea filo Tel Aviv, Wagenknecht ha preso fin da subito la difesa dei palestinesi distinguendosi non poco dalla Linke apparsa invece molto più timida nella condanna univoca e unanime al massacro sistematico di Gaza.

L’ala degli Anti-Deutsch – i sionisti di Sinistra – continua a rappresentare una corrente importante nella Linke specialmente a Berlino e Lipsia anche se numericamente sono in pochi. In buona sostanza, dal punto di vista della base della Sinistra, un conto sono le magliette del club sportivo del Maccabi orgogliosamente esibite nei social dalla sinistra pro-Israel, un altro paio di maniche sono gli emblemi della Israel Defence Force come minimo distonici alla richiesta di pace. Anche questo conta per il successo della colomba Sahra Wagenknecht.

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