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Pianura padana, smog e clima caldo: salgono gli infarti e le bronchiti

Pianura padana, smog e clima caldo: salgono gli infarti e le bronchiti

Il fattore cappa Vanes Poluzzi, Arpa Emilia-Romagna: «Il meteo non lascia scampo. È come avere una coperta di lana sulla testa che fa ristagnare l’aria, impedendo agli inquinanti di disperdersi»

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 21 febbraio 2024

In Emilia-Romagna è arrivato l’invito a non fare jogging e restare a casa, mentre il sito e i social del ministero della Salute ancora non prendono atto della grande emergenza smog in Pianura padana, quella fotografata dai satelliti e visibile a occhio nudo a chiunque si alzi di almeno duecento metri, verso l’Appennino emiliano o le Prealpi in Lombardia e Veneto: una massa grigia, uniforme, impenetrabile. «È come avere una coperta di lana sulla testa» che fa ristagnare l’aria rendendola più viziata ogni giorno che passa, ha spiegato ieri con una metafora Vanes Poluzzi, responsabile del Centro tematico regionale di Qualità dell’aria di Arpae, l’Agenzia per l’ambiente dell’Emilia-Romagna, analizzando le condizioni che stanno determinando lo smog che soffoca la regione e in generale l’area padana.

«VIVIAMO una condizione particolarmente “sfortunata” dal punto di vista del meteo che non ci sta lasciando scampo e che purtroppo sta condizionando» l’andamento dei picchi di inquinanti, ha aggiungo. In pratica, ha spiegato all’Ansa, «da un lato abbiamo un anticiclone molto potente per cui siamo in pieno inverno ma abbiamo 5-6 gradi in più rispetto alle medie climatologiche del periodo, anche in montagna»; dall’altro c’è una massa d’aria calda in quota, persistente, che non lascia diffondere verso l’alto tutto ciò che di inquinante emettiamo giù. Una coperta non traspirante, appunto.

IN LOMBARDIA, intanto, in particolare le polveri Pm10 sono ancora sopra i limiti in gran parte della regione, tanto che sono in vigore in nove province, Milano compresa, le misure antismog di primo livello, come il divieto di circolazione dei mezzi più inquinanti durante il giorno. Il dato registrato nelle centraline di Milano e provincia va da un minimo di 73 a un massimo di 122, a Monza e Brianza arriva a 111, a Como 78, a Lecco 100, a Varese 94, più del doppio o vicino al doppio del limite di legge. E mentre la Regione vagheggia di una «cabina di regia» da creare per affrontare il problema a livello di Pianura padana, il comune di Brescia ha avanzato una richiesta a governo, regione Lombardia e Provincia per far diminuire il limite di velocità in autostrada a 110 chilometri orari (in tangenziale a 80) e a pensare a misure antismog più stringenti.

ANCHE SE È IL TRAFFICO che salta all’occhio, si potrebbe ad esempio intervenire anche sui riscaldamenti: nonostante l’autunno e l’inverno miti, quest’anno non è stata rinnovata l’ordinanza dell’ex ministro Cingolani che, di fronte all’esigenza di ridurre i consumi di gas, nel 2022 aveva accorciato i tempi di accensione degli impianti e ridotto le temperature massime. Una misura emergenziale che ha prodotto un risparmio del 20% nel consumo di metano, il che si traduce anche in una riduzione di emissioni inquinanti di quello che è il primo fattore che causa smog.

L’ESIGENZA di intervenire è legata all’impatto a breve termine dell’inquinamento atmosferico sulla salute. Ieri Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl di Bologna, ha anticipato alcuni dati della Valutazione sanitaria della qualità dell’aria a Bologna nel 2022, che verrà presentato a fine marzo. Lo smog si traduce in decessi (a causa di infarti o bronchite) e ricoveri riconducibili all’esposizione di determinati livelli di inquinanti.

«SE NEI PRIMI ANNI duemila si era osservato un calo di questi effetti, negli ultimi anni (al netto della “bolla” Covid) si assiste a una ripresa» ha spiegato. Un dato di fatto, continua Pandolfi, «è che viviamo in un’area particolarmente inquinata». Tra le osservazioni, si stima che «a ogni 10 microgrammi in più di concentrazione di Pm a Bologna corrisponde un incremento di infarti dell’1%», dice Pandolfi.

NELLA CITTÀ METROPOLITANA, nel 2022, la percentuale di mortalità per cause naturali attribuibile all’esposizione a breve termine è dello 0,65% (considerando una soglia di 10 microgrammi per metro cubo) per il biossido di azoto, dello 0,63% (soglia di 10 μg/m3) per il Pm10 e dello 0,89% per l’ozono (soglia 70 μg/m3). Anche nel lungo termine la situazione non è rosea: all’esposizione a Pm2,5 «è attribuibile una riduzione della speranza di vita alla nascita di quasi 5 mesi».

IL 18 GIUGNO a Torino inizierà un processo a carico di ex amministratori pubblici, tra cui Piero Fassino, Chiara Appendino e Sergio Chiamparino, ai quali viene imputato il reato di inquinamento ambientale colposo. I pubblici ministeri, che hanno disposto la citazione diretta a giudizio, contestano il reato in relazione al superamento dei limiti posti dalla legge, in termini qualitatiti e quantitativi, per un numero di giorni superiore a quanto stabilito dalla norma per gli anni che vanno dal 2015 al 2019.

È TEMPO DI AGIRE, ma i Paesi dell’Ue insistono per ritardare di un decennio, fino al 2040, il raggiungimento dei nuovi obiettivi di inquinamento atmosferico, frenando la lotta contro l’aria sporca. Sono 59 i procedimenti di infrazione in corso contro i Paesi membri dell’Ue per non aver raggiunto gli attuali obiettivi di inquinamento atmosferico. I principali trasgressori sono Polonia, Italia, Bulgaria, Romania e Portogallo.

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